Renato Vallanzasca, anche la procura è d’accordo: “Deve uscire dal carcere”. Lui assiste all’udienza

Stamani l'udienza davanti al Tribunale di Sorveglianza di Milano che deve decidere sul trasferimento in una struttura assistenziale. L’ex bandito della Comasina era in aula, assistito da un amico, suo tutore legale

Renato Vallanzasca in tribunale a Milano in uno scatto risalente al 2014

Renato Vallanzasca in tribunale a Milano in uno scatto risalente al 2014

Milano, 10 settembre 2024 - Renato Vallanzasca può uscire dal carcere? Tutte le parti, oggi presenti all’udienza in sede di Tribunale di sorveglianza, si sono dette d’accordo: le sue condizioni non sono più compatibili con la detenzione in cella. Ora toccherà ai giudici decidere: si sono riservati, il “verdetto” arriverà nei prossimi giorni. 

Il parere dei medici

L’ex boss della mala milanese è “disorientato nel tempo e parzialmente nello spazio", con "comportamenti inadeguati" e "scarsamente collaborativo". Così Renato Vallanzasca viene descritto nell'ultima relazione medica del carcere di Bollate, dove è attualmente detenuto.

Per lui, date le "gravi condizioni di salute", la sua difesa chiede che venga trasferito, in regime di detenzione domiciliare, in una struttura di cura in Veneto, che è già stata individuata dagli avvocati.

Approfondisci:

L’ex moglie di Vallanzasca: “È malato. Non si ricorda nemmeno chi era: fatelo uscire”

L’ex moglie di Vallanzasca: “È malato. Non si ricorda nemmeno chi era: fatelo uscire”

Presente in aula

Renato Vallanzasca – occhiali da vista, pantaloni blu scuro e camicia chiara – ha partecipato all’udienza, rimanendo sempre in silenzio. Dietro di lui, quasi a vegliarlo e a controllarne le condizioni, c'era un suo amico, imprenditore, volontario e tutore legale, "un angelo custode" a detta dei difensori, con la mano appoggiata sulla sua spalla.

La posizione della difesa

I legali Corrado Limentani e Paolo Muzzi, difensori del 74enne ex boss della banda della Comasina, che è stato più di 50 anni in carcere e con "fine pena mai", hanno chiesto ai giudici il "differimento pena per grave infermità". E hanno già preso contatti con una struttura assistenziale veneta per malati di Alzheimer e demenza, che ha già visitato Vallanzasca e si è detta pronta ad accoglierlo.

"I carabinieri - ha spiegato la difesa prima dell'udienza - hanno detto che quel posto va bene per il profilo dei servizi di vigilanza". In una relazione, acquisita dai legali nei mesi scorsi, l'equipe di medici del carcere di Bollate, dove è detenuto l'ex protagonista della mala milanese degli anni '70 e '80, aveva già spiegato che l'ambiente "carcerario" è "carente nel fornire" le cure e gli "stimoli cognitivi" di cui ha bisogno Vallanzasca, che soffre di un decadimento mentale. E che va trasferito in un "ambito residenziale protetto", in un "luogo di cura esterno".

Approfondisci:

Chi è Angela Corradi: la vita da gangster con Vallanzasca, la carriera da modella e la conversione come suora laica

Chi è Angela Corradi: la vita da gangster con Vallanzasca, la carriera da modella e la conversione come suora laica

Anche una recente relazione dei servizi di medicina penitenziaria del San Paolo di Milano segnala che le sue "condizioni cliniche sono difficilmente compatibili col regime carcerario" e che serve per lui "una struttura assistenziale".

La voce della Procura

Anche per la Procura generale di Milano, rappresentata in udienza dal sostituto pg Giuseppe De Benedetto, Renato Vallanzasca deve passare dal carcere a un luogo di cura, in detenzione domiciliare, date le gravi condizioni di salute. Nell'udienza, davanti al Tribunale di Sorveglianza che deciderà nei prossimi giorni, infatti, il magistrato, sulla base delle relazioni mediche, ha spiegato che è "accertata la condizione di demenza" e "c'è incompatibilità conclamata con la detenzione in carcere". 

È "il momento - ha aggiunto - di modificare la condizione di detenzione, da eseguire nella struttura assistenziale che ha dato disponibilità".

Ora tocca ai giudici

Ora toccherà ai giudici (togati Carmen D'Elia e Benedetta Rossi) decidere: il “verdetto” dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Nei mesi scorsi il Tribunale di Sorveglianza aveva dato l'ok al 74enne per tornare a usufruire dei permessi premio di dodici ore da trascorrere in una comunità terapeutica.