REDAZIONE MILANO

"Quei murales vanno salvati, meritano un museo"

Da una parte proseguono gli appelli a non chiudere con l’esperienza del Leoncavallo, dall’altra i richiami a non mitizzare...

Da una parte proseguono gli appelli a non chiudere con l’esperienza del Leoncavallo, dall’altra i richiami a non mitizzare...

Da una parte proseguono gli appelli a non chiudere con l’esperienza del Leoncavallo, dall’altra i richiami a non mitizzare...

Da una parte proseguono gli appelli a non chiudere con l’esperienza del Leoncavallo, dall’altra i richiami a non mitizzare un luogo in cui "l’illegalità alzava la testa". L’ultima presa di posizione a favore del centro sociale di via Watteau è arrivata da Tvboy, uno dei maggiori street artist ora di base a Barcellona. "Il Leoncavallo - ha scritto sui social - deve essere riaperto. Non era solo un centro sociale: era un laboratorio di creatività, di libera espressione". Ha poi ricordato cantanti e street artist con cui lì ha realizzato le sue prime opere come "Ivan, Pao, Bros, Sonda, Nais. Le opere d’arte al suo interno e all’esterno devono essere salvate, preservate, tutelate. Devono diventare patrimonio collettivo, un museo vivente".

All’artista ha risposto Riccardo De Corato, senatore di FdI, ex vicesindaco di Milano. "Artisti e personaggi pubblici invocano la riapertura del Leoncavallo, descrivendolo come laboratorio di creatività, museo vivente, perfino ‘Cappella Sistina della street art’. A tutti loro dico: non avete visto o non ricordate il vero volto di quella realtà. Non vernici e murales, ma chiavi inglesi. Parlo per esperienza diretta: il 5 giugno 1989 sono stato sprangato mentre difendevo i ragazzi che manifestavano in piazza".