
Andrea Virgilio
Cremona – Sono tanti, arrivano da soli e si presentano ai carabinieri per raccontare una storia di dolore, distacco, sofferenza, che spesso ha dell’incredibile. Sono i minori stranieri non accompagnati, come Karim, il ragazzo 16enne egiziano, annegato nelle acque dell’Adda alla vigilia di Ferragosto. Karim era arrivato a febbraio a Cremona e la sua storia è stata ripercorsa dal sindaco Andrea Virgilio, che ha partecipato mercoledì alla cerimonia funebre al Centro culturale islamico di via Rossignoli a Crema. Il sindaco Andrea Viriglio più volte ha sottolineato la capacità di accoglienza e il sistema, fatto di tante persone, volontari e operatori, che permette di garantire anche la qualità dei percorsi.
Quali sono i numeri legati a questo fenomeno?
“Si parla di oltre 250 ragazzi all’anno, in maggior parte provenienti dall’Egitto, tra i 16 e i 17 anni. La comunità ha sempre avuto una buona capacità di accoglienza, ovvio che questo è un fenomeno che i territori devono saper gestire, al netto dei dibattiti pretestuosi che si fanno a livello nazionale, sia di chi sposa la retorica dei muri o dell’integrazione. Quello che conta sono le pratiche concrete di per accogliere questi ragazzi”.
Quando un minore arriva in Italia da solo viene affidato al Comune, ai servizi sociali che sono obbligati per legge a farsi carico di loro.
“Ci sono biografie incredibili, questi ragazzi ne vedono di tutti i colori, ecco allora l’importanza di un’attenzione di umanità nell’accoglienza. Questi ragazzi arrivano principalmente nei comuni capoluogo e i comuni sono tenuti ad affrontare tutte le spese dell’accoglienza, però sono risorse che adesso risultano essere incerte da parte del governo, stiamo parlando di cifre che rischiano di andare a compromettere i bilanci. Dopo che si sono presentati ai carabinieri, i ragazzi vengono inviati in un centro di prima accoglienza dove inizia il percorso. C’è una forte attenzione: ci sono i colloqui con i minori, si muovono operatori e tutori volontari che affrontano le udienze presso il tribunale dei minori. Da sempre c’è una buona integrazione con la Prefettura”.
Come reagisce la comunità a tutto questo?
“Quello che ho avvertito è una comunità che si è presa a carico di questi ragazzi. Si tratta di percorsi di integrazione e normalità, percorsi importanti. Se i numeri diventano particolarmente rilevanti e all’interno di un comune e senza un sistema di accoglienza diffusa a livello territoriale, la qualità è a rischio”.
Ma per una città come Cremona di che cifre stiamo parlando?
“Siamo intorno ai quattro milioni di euro all’anno per il Comune di Cremona, con due elementi importanti da sottolineare: uno l’aspetto legato alla qualità del percorso sociale da intraprendere, dall’altra il lavoro burocratico che segue. I Comuni anticipano queste spese, e questo è un problema di cassa, poi li chiedono al Governo, ma non sembra che sia un atto dovuto restituirli. Se i Comuni dovessero fermarsi e porre una questione di funzionamento di una filiera istituzionale che su questo fenomeno si scarica sui territori, governati da destra o sinistra non importa, sarebbe davvero un problema, ecco perché si tratta di un tema che parte dai territori, ma è di rilevanza nazionale”.
Una circolare del Viminale del giugno scorso prevede che sarà rimborsato il 35 per cento di quanto speso, si tratta di milioni di euro che rischiano di far saltare i bilanci di molte città e comuni.
“C’è stata una presa di posizione di Anci e c’è un confronto con il governo, ma non abbiamo la certezza che queste risorse, che risalgono anche agli anni pregressi, verranno sostenute”.