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La zona fa ancora i conti con l’inciviltà ma c’è stato un miglioramento (Foto Canella)
Milano, 14 dicembre 2024 – A rovinare l’intonaco c’è qualche sparuta scritta lasciata con pennarelli indelebili. Le serrature dei portoncini sono intatte. Così come le targhe dei citofoni. Accanto, dalla portineria, brillano le luci di Natale. Ci si aspetterebbe forse uno scenario diverso, viavai di sbandati e senso di abbandono nel caseggiato popolare di Quarto Oggiaro che la notte tra lunedì e martedì è stato teatro di abusi sessuali e sevizie ai danni di un sedicenne. Ma forse è proprio questo contrasto tra la violenza avvenuta entro quelle mura – prima dentro una cantina e poi in un appartamento – e il contesto di “normalità“ a mettere i brividi. “Siamo scioccati”, il ritornello che si sente nei cortili, nei bar, nelle piazze che sono luogo di ritrovo della comunità. “Non siamo il Bronx”, ripetono in tanti, consci che la cattiva fama, come un’etichetta che il resto della città lascia attaccata a questo quartiere dello spicchio a nord della città, è dura a morire. In una zona che, sì, continua a fare i conti con lo spaccio di droga, i vandalismi, le manovre azzardate di motorini sulle strade e i cumuli d’immondizia in certi angoli di marciapiede, ma che negli anni ha fatto passi da gigante per il proprio riscatto. Anche con la presenza dei custodi nelle portinerie e le riqualificazioni.
“Adesso il punto è che si è andati oltre. Un fatto del genere è di una gravità assoluta”, dice un uomo che preferisce non rivelare nome e cognome. Memoria storica della zona, attivo nel campo sociale. “Il fatto – dice un’altra persona – è avvenuto a Quarto Oggiaro ma non bisogna puntare il dito sulla zona. Piuttosto su un degrado sociale di cui nessuno si cura e che riguarda chi vive ai margini. Le persone coinvolte hanno delle problematiche serie. E non sono le uniche”. Tanti invisibili. Il quattordicenne fermato “è stato affidato ai nonni dopo anni trascorsi in comunità – spiega chi lo conosce –. Ha alle spalle un passato di sofferenze”. Insieme al quarantaquattrenne, che vive in un’altra scala dello stesso caseggiato popolare teatro dell’orrore, è accusato di violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona, lesioni, sia fisiche che psicologiche, rapina del telefono ai danni del sedicenne (che frequenta la stessa scuola dell’adolescente), oltre che di produzione di materiale pedopornografico, in riferimento ai filmati che immortalano, istante dopo istante, gli episodi di quella notte. Sarebbe stato lui ad attirare in trappola il sedicenne, affetto da deficit cognitivo, nello scantinato. Per un debito? Per altro? “Non lo sappiamo”, sottolinea un abitante del complesso popolare. “Povero ragazzo. Si porterà dentro questa ferita per la vita”. Quanto al quarantaquattrenne, “è cambiato completamente dopo la morte della madre, un anno e mezzo fa”. È in cura in un Cps, non ha un’occupazione fissa e frequenterebbe gruppi di sbandati. C’è una terza persona, che gli abitanti definiscono tra i “pusher“ della zona, un quarantenne che mercoledì è stato aggredito nel quartiere ed è finito all’ospedale. Forse un tentativo di giustizia sommaria, da parte di cittadini che lo accusavano di essere coinvolto nella vicenda.
Non si parla d’altro nei cortili, fuori dai supermercati. Mentre i bambini corrono sui marciapiedi e chiamano gli amici urlando verso le finestre. Come si faceva una volta, prima dei cellulari.
“I quartieri – sottolinea Carmela Rozza, consigliera regionale Pd che ieri ha visitato la zona – sono impoveriti di servizi per il benessere psicologico e sociale. A marzo 2024 abbiamo approvato la legge, in Regione, per avere “psicologi delle cure primarie“, uno in ogni Casa di comunità, con accesso libero per i cittadini. Ancora la Regione non ne ha assunti”. Fabio Galesi, assessore alla Sicurezza del Municipio 8, aggiunge che “questa vicenda ha scosso il quartiere, in cui ci sono tante fragilità e situazioni sociali drammatiche. È a queste che bisogna guardare”.