NICOLA PALMA
Cronaca

L’inchiesta sul Cpr. La “psicologa” di via Corelli minimizzava: "Mediatori culturali? Non servono, ci capiamo con le emozioni"

Accertamenti della Procura sul servizio di sostegno ai migranti. La coordinatrice del servizio psicologico al Naga: "Nessuna incomprensione linguistica"

Polizia e stranieri al Cpr di via Corelli

Polizia e stranieri al Cpr di via Corelli

Milano – “I mediatori culturali non servono: non c’è nessun problema di incomprensione linguistica, ci capiamo comunque a livello emotivo". Anzi no: i mediatori culturali "di solito" ci sono. Di più: ci sono "sempre". Questo si sono sentiti dire, tra imbarazzate contraddizioni, i volontari del Naga il 2 marzo 2023, quando hanno visitato il centro di permanenza per il rimpatrio di via Corelli. A parlare era una donna che si è presentata come coordinatrice del servizio di assistenza psicologica ai migranti nel Cpr oggi finito al centro di un’inchiesta della Procura per frode in pubbliche forniture.

Nell’offerta tecnica, i titolari di Martinina, la srl che nell’ottobre 2022 si è aggiudicata l’appalto da 1,3 milioni di euro ora a rischio commissariamento, hanno scritto che gli psicologi si sarebbero occupati del sostegno "dei trattenuti, al fine di individuare e comunicare tempestivamente al responsabile sanitario del centro eventuali situazioni di fragilità e vulnerabilità che dovessero richiedere l’immediata presa in carico specialistica esterna e/o del Servizio sanitario nazionale".

In realtà, l’indagine dei militari della Finanza, coordinati dai pm Giovanna Cavalleri e Paolo Storari, ipotizza che diversi ospiti del centro siano rimasti lì nonostante conclamati problemi mentali, atti di autolesionismo e attacchi di panico (curati con massicce dosi di Rivotril e Valium).

Il 2 marzo 2023, la coordinatrice degli psicologi, che a precisa domanda ha fornito solo il nome di battesimo e non le generalità complete, ha rassicurato la delegazione del Naga, spiegando che "i colloqui portavano a grande soddisfazione per “entrambi”, trattenuti e psicologo", come si legge nel resoconto della visita inserito nel report-denuncia "Al di là di quella porta". Una versione smentita da alcuni degli ospiti con cui i volontari sono riusciti a parlare quel giorno: "Nessun trattenuto l’ha definita come psicologa, ma come un’impiegata amministrativa del Cpr, dotata di computer e ufficio nel quale svolgerebbe mansioni amministrative e non colloqui psicologici".

Tra le sue mansioni, prosegue il dossier, "ci sarebbe quella di compilare i badge personali dei trattenuti, tesserine che contengono fotografie e nomi dei trattenuti, oltre che il loro numero di progressione di ingresso nel Cpr". Le domande del Naga: "Sarebbe questo il mansionario della coordinatrice del servizio di Psicologia del Cpr? Ribattezzare i trattenuti trasformandoli in numeri?". E ancora: alcuni avvocati che collaborano con l’associazione che fornisce assistenza legale e sanitaria ai cittadini stranieri hanno riferito di aver avuto rapporti con la psicologa. Di che genere? "Si occupa di rispondere alle e-mail inviando le nomine". Una sorta di tuttofare del centro, il ritratto che ne emerge. Anche su questo aspetto si stanno concentrando gli accertamenti investigativi, per capire in che modo venissero svolte le visite mediche di idoneità al trattenimento in via Corelli e perché persone come J.S., bengalese affetto da evidenti problemi di dissociazione e disorientamento, siano rimaste nel Cpr per sei mesi, venendo poi rilasciate non per "la compromessa salute mentale" ma "per la decorrenza dei termini massimi di trattenimento".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro