
Il presidio con i sindacati davanti alla sede di Federfarma in viale Piceno
Milano, 29 giugno 2025 – “L’anamnesi? Retribuzioni inadeguate. La diagnosi? Malcontento cronico. La terapia? Un rinnovo del Ccnl dignitoso”. Usano l’ironia, legata al loro lavoro quotidiano, i dipendenti di farmacie che stanno lottando per un contratto di lavoro in grado di garantire “un aumento economico giusto”, scesi in piazza venerdì scorso davanti alla sede milanese di Federfarma in viale Piceno 18 con i sindacati Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs.
Le richieste
Chiedono all’associazione che rappresenta la oltre 18.500 farmacie private italiane “di assumersi le proprie responsabilità e di tornare al tavolo delle trattative con proposte concrete e rispettose della dignità del lavoro, in quanto l’incremento di soli 120 euro in tre anni mortifica il lavoro e disconosce l’impegno quotidiano di chi garantisce cure, prevenzione e prossimità”.
L’incontro
Un appello, lanciato dai sindacati, per “valorizzare le professionalità anche alla luce della farmacia dei servizi sempre più integrata nella sanità territoriale”. Un primo risultato è stato ottenuto, perché Federfarma Lombardia si è impegnata a convocare un incontro, che si terrà nei prossimi giorni. “La positiva conclusione delle trattative in corso per il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori dipendenti delle farmacie convenzionate con il servizio sanitario nazionale è una priorità – ha spiegato in una nota Federfarma nazionale –. I titolari sono ben consapevoli che il buon funzionamento delle proprie farmacie dipende dalla qualità del capitale umano che ci lavora. L’attuale blocco della trattativa è legato sostanzialmente a una differenza tra le posizioni dei sindacati e di Federfarma in merito all’entità dell’aumento salariale.
La presenza dei privati
La richiesta dei sindacati (360 euro lordi mensili) non tiene conto del fatto che le farmacie e i contesti territoriali in Italia non sono tutti uguali. Per circa 6.000 farmacie private, pari a un terzo del totale, un incremento così rilevante avrebbe un impatto tale da metterne a rischio l’esistenza”. È il caso di farmacie che operano in territori disagiati o spopolati, non di quelle milanesi o lombarde che negli ultimi anni stanno macinando profitti record anche sull’onda della pandemia. Un mercato florido, che vede l’ingresso di nuove catene, l’apertura di presidi 24 ore su 24 nelle aree strategiche, nuove assunzioni di addetti.

La situazione in Lombardia
La partita, solo in Lombardia, riguarda 5.000 persone, che lavorano come dipendenti per farmacie private, su oltre 60mila in Italia. “Rappresentano una colonna portante del servizio sanitario – sottolineano i sindacati – garantendo ogni giorno assistenza qualificata, consulenza professionale e un presidio costante sul territorio. La loro competenza e dedizione assicurano ai cittadini un accesso affidabile ai farmaci e a servizi di prima necessità, contribuendo in modo essenziale alla tutela della salute pubblica”. Una battaglia che si gioca quindi sulle cifre, che rappresentano l’entità dell’aumento contrattuale in grado di tamponare almeno in parte l’aumento del costo della vita.