Milano, 18 gennaio 2024 – Il Comune di Senago, cittadina dove risiedeva Giulia Tramontano, uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello nel maggio scorso, non sarà parte civile al processo nei confronti del barman, assassino reo confesso.
![Il sindaco di Senago Magda Beretta ricorda Giulia Impagnatiello; a destra, Antonio Ingroia](https://www.ilgiorno.it/image-service/version/c:ZjIwNGZjODItYjIxYS00:ODdmOWQ5/il-sindaco-di-senago-magda-beretta-ricorda-giulia-impagnatiello-a-destra-antonio-ingroia.webp?f=3%3A2&q=1&w=1560)
La Corte d'Assise di Milano, con i giudici togati Antonella Bertoja e Sofia Fioretta (e sei popolari) ha respinto la richiesta dell’Amministrazione comunale, ma anche quelle avanzate dall'associazione Penelope e della fondazione Polis di costituirsi come parte civile nel processo a Impagnatiello, accusato di omicidio volontario pluriaggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e vilipendio di cadavere, e che rischia una condanna all'ergastolo per l'uccisione di Giulia Tramontano, la fidanzata incinta.
Sono stati invece ammessi come parti civili i familiari della ragazza morta: il padre Franco, la madre Loredana, la sorella Chiara e il fratello Mario.
La scelta
Il Comune di Senago si era affidato all’ex pm di Palermo Antonio Ingroia, perché rappresentasse l’istituzione, anche a nome di tutta la cittadinanza, nell’avanzamento dell’istanza.
''È una scelta importante e coraggiosa dei cittadini di Senago che sanno da che parte stare – aveva detto Ingroia prima dell’udienza – ed è un atto con cui si vuole incoraggiare tutti i Comuni d'Italia, dove accadono fatti così terribili, a dimostrare che si sta dalla parte giusta''.
Per Impagnatiello, secondo Ingroia è ''evidente la premeditazione lucida e spietata'', un esempio di brutalità'' quanto alla possibile richiesta della difesa di perizia psichiatrica, ''non credo che ci siano tracce o indizi su questo'', conclude Ingroia.