MASSIMILIANO SAGGESE
Cronaca

Accoltellato a scuola, l’insegnante che lo ha salvato: “C’era sangue ovunque, ho bloccato l’emorragia con un rotolo di carta”

Manuela Meo, responsabile dei corsi al Cfp e volontaria di protezione civile racconta i terribili momento dopo l’aggressione nell’istituto di Pieve Emanuele

Il sangue nell'atrio dell'Afol di Pieve Emanuele dopo l'accoltellamento. A destra, Renato Porciello e la moglie Manuela Meo

Il sangue nell'atrio dell'Afol di Pieve Emanuele dopo l'accoltellamento. A destra, Renato Porciello e la moglie Manuela Meo

Pieve Emanuele (Milano) – “Ho preso un rotolone di carta e ho tamponato la ferita del ragazzo seguendo le istruzioni, al telefono, dei soccorritori del 118 di Milano. Sono stata i loro occhi e le loro mani. Senza di loro non avremmo potuto fare molto”. Sono le parole di Manuela Meo, responsabile dei corsi del Cfp di Pieve Emanuele e volontaria della protezione civile. Una brutta storia quella di Pieve Emanuele che però ha visto funzionare la macchina dei soccorsi in maniera eccellente. Tutti hanno fatto la loro parte egregiamente e rapidamente e questo è il motivo per cui lo studente di 16 anni accoltellato martedì potrebbe essere dimesso dall’ospedale Humanitas già oggi.

Il racconto della coordinatrice dei corsi di Afol fa venire i brividi. Lei è un’esperta in emergenza come racconta il marito, Renato Porciello, direttore delle scuole di Afol di Sesto San Giovanni e Pieve Emanuele e anche lui soccorritore volontario di protezione civile. Una coppia che ha condiviso la “vocazione“ professionale e quella per il volontariato con molta passione. “Quanto accaduto, in tanti anni di volontariato con la protezione civile e di esperienza nel mondo della scuola, non ci era mai capitato. Una violenza simile ci ha lasciato senza parole – racconta Porciello – Io e mia moglie ci siamo conosciuti proprio per le comuni attitudini professionali, l’altra sera quando siamo tornati a casa ci siamo confrontati a lungo su quanto accaduto, anche insieme a nostra figlia di vent’anni, perché parlare è uno dei modi per vincere lo choc. Abbiamo anche incontrato gli psicologi e oggi, grazie all’associazione Emdr Italia e alla Cooperativa arte e mestieri sociali, tutti i ragazzi della scuola, quelli che hanno assistito direttamente o indirettamente all’aggressione, i docenti e il personale tutto inizieranno un percorso di supporto per affrontare quanto accaduto".

La testimonianza di Manuela Meo va rivivere i terribili e interminabili momenti vissuti immediatamente dopo l’aggressione. “Un insegnante è salito su di corsa dicendoci di chiamare il 112 perché c’era un ragazzo a terra pieno di sangue. Immediatamente ho chiamato i soccorsi e sono corsa giù per le scale arrivando fino al porticato d’ingresso a scuola, e qui ho visto il nostro alunno a terra in una pozza di sangue. Al telefono con i medici del 118, ho seguito le loro indicazioni per tamponare l’emorragia che fuoriusciva copiosa dalla gamba. Ho preso un rotolo di carta e ho fatto pressione sulla ferita. Importante è stato anche il rapido intervento della polizia locale. Gli agenti hanno allontanato i ragazzi, che sconvolti si accalcavano per vedere come stava il loro compagno, e mi hanno aiutato a evitare il peggio. Sono così riuscita a bloccare almeno in parte la perdita di sangue. Una volta arrivati i soccorsi sanitari con un’ambulanza e un’automedica, medici e paramedici hanno preso in cura il ragazzo e lo hanno portato in ospedale. Ha perso davvero molto sangue ed era cereo in viso, talmente pallido che eravamo tutti seriamente spaventati e preoccupati per la sua sorte".

La scuola è rimasta in costante contatto con il papà del ragazzo, e ora tutti non vedono l’ora di riabbracciarlo. “Le notizie che ci ha dato il papà per fortuna migliorano di ora in ora – aggiunge Renato Porciello – è ancora in osservazione ma domani potrebbe essere dimesso e noi speriamo che possa tornare a casa subito. Poi quando sarà guarito i compagni sono pronti ad accoglierlo con tutto l’affetto che merita”.