Picchia una donna nel suo appartamento a Milano: “Cercavo la stazione ferroviaria”. L’aggressore è un americano di 29 anni

L’uomo cerca di difendersi con la sua versione dei fatti. Il giudice: "Gravi indizi per tentata rapina, lesioni e violenza sessuale". Il padre ne ha denunciato la scomparsa

Carabinieri in azione

Carabinieri in azione

Non è gambiano e non ha 23 anni, come aveva riferito lui stesso. È nato negli Stati Uniti 29 anni fa Tochi O., l’uomo bloccato mercoledì pomeriggio dai carabinieri con l’accusa di aver tentato di rapinare la proprietaria di un appartamento di via Washington, prendendola a pugni in testa e sul volto.

La corretta identificazione è stata possibile grazie ai documenti contenuti nel suo portafogli, ritrovato giovedì mattina dal marito della vittima all’interno dell’abitazione; un portafogli molto grande, di un modello che ha fatto inizialmente pensare ai militari del Radiomobile che non appartenesse a lui.

Dopo aver scoperto le vere generalità, gli investigatori dell’Arma hanno contattato i genitori del 29enne, scoprendo che ha problemi psichiatrici e che il padre ne aveva già denunciato la scomparsa. Il gip Daniela Cardamone ha convalidato l’arresto e disposto la misura cautelare della custodia in carcere, accogliendo la richiesta del pm Paolo Filippini: nel provvedimento, il giudice ha ravvisato "un quadro indiziario grave" per i reati di tentata rapina, lesioni (la donna aggredita è stata dimessa con una prognosi di 14 giorni) e violenza sessuale, ritenendo che Tochi O., mettendosi a cavalcioni sulla quarantatreenne e sbottonandole la camicetta, abbia compiuto "atti idonei e diretti in modo non equivoco a compiere atti sessuali, non riuscendo nell’intento unicamente per la reazione della donna, che sferrava ripetuti calci all’aggressore nelle parti basse e, successivamente, riusciva a guadagnarsi la fuga chiedendo aiuto al vicinato".

Nel corso dell’interrogatorio, il 29enne ha fornito una versione che il gip ha definito "del tutto discordante rispetto a quanto riferito dalla persona offesa e dai testimoni oculari, nonché rispetto a quanto accaduto sotto la diretta percezione" dei carabinieri. In sostanza, Tochi O. ha riferito di essere entrato in quello stabile "perché cercavo la stazione ferroviaria, non ero né ubriaco né altro"; ha aggiunto di essere venuto in Italia per partecipare al matrimonio di due parenti, celebrato a Roma una settimana fa, e di essere sulla strada del ritorno negli States, con un biglietto aereo prenotato per un volo Venezia-New York; ha detto infine di "aver aperto una porta, di essere entrato e di essere stato aggredito all’interno dell’edificio".

Per il giudice, invece, il trentaquattrenne americano "ha manifestato una capacità di agire con una condotta rapida e incisiva, elementi che denotano una certa abitualità nella commissione di reati di tale indole e consentono di escludere – allo stato – l’occasionalità della condotta, nonostante lo stato di incensuratezza".

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