Omicidio al carcere di Opera, chi era Antonio Magrini strangolato in cella: la condanna per droga e i legami con i clan di Bari

Milano, il 68enne ucciso da Domenico Massari si era presentato spontaneamente in prigione nell’ottobre del 2023 per scontare la pena

Una delle armi sequestrate durante l'operazione del 21 giugno 2028

Una delle armi sequestrate durante l'operazione del 21 giugno 2028

Milano – Colpito alla testa e al corpo, probabilmente con il manico di una scopa, e poi strangolato con la cintura di un accappatoio: è morto così, nella cella del carcere di Opera, Antonio Magrini  68 anni. A ucciderlo il suo compagno di detenzione Domenico Massari, che sconta un ergastolo per l’omicidio dell’ex moglie Deborah Ballesio.

Quando si era costituito

Magrini si era presentato spontaneamente nell’istituto di pena milanese il 23 ottobre 2023 per scontare una condanna per traffico di cocaina sulla rotta Serbia-Lombardia e che in passato era stato coinvolto prima in un’indagine sull’omicidio a colpi di stampella di un ambulante e poi in un blitz antimafia come referente all’ombra della Madonnina del clan pugliese Japigia.

Le armi e la coca

Il nome di Magrini era emerso durante una grande operazione del 20 giugno 2018 che consentì di smantellare una banda che contrabbandava armi dalla Bosnia alla Spagna, rifornendo anche la criminalità organizzata milanese. Nella stessa inchiesta era stato arrestato il latitante Jakov Kontic, a capo di un grande giro di spaccio di cocaina destinata al mercato milanese, insieme appunto a Magrini. I due erano già stati indagati nel 2006 per un traffico di droga con il clan del quartiere Japigia di Bari capitanato dal presunto boss Savinuccio Parisi e legati da un rapporto di parentela acquisito.

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