GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Braccio di ferro nella maggioranza. Tancredi come Bardelli: addio in Aula. San Siro e Pgt, tensione tra Sala e Pd

L’assessore alla Rigenerazione urbana comunicherà le sue dimissioni lunedì in Consiglio comunale. I Dem chiedono discontinuità e vogliono congelare l’affaire stadio. Aut aut del sindaco. Incontri nel weekend.

L’assessore alla Rigenerazione urbana comunicherà le sue dimissioni lunedì in Consiglio comunale. I Dem chiedono discontinuità e vogliono congelare l’affaire stadio. Aut aut del sindaco. Incontri nel weekend.

L’assessore alla Rigenerazione urbana comunicherà le sue dimissioni lunedì in Consiglio comunale. I Dem chiedono discontinuità e vogliono congelare l’affaire stadio. Aut aut del sindaco. Incontri nel weekend.

Un commiato del tutto simile, nei modi, a quello di Guido Bardelli. A marzo l’allora assessore alla Casa annunciò le proprie dimissioni in Consiglio comunale dopo aver sottolineato quanto fatto durante la propria permanenza in Giunta. E altrettanto farà Giancarlo Tancredi lunedì, salvo sorprese del e nel finesettimane. L’assessore alla Rigenerazione urbana prenderà la parola nell’aula di Palazzo Marino e annuncerà le proprie dimissioni solo dopo aver rimarcato il senso e la bontà del proprio operato. Una scelta, quella di Tancredi, necessaria in chiave difensiva: su di lui pende la richiesta di arresti domiciliari formulata dalla procura di Milano nell’ambito di quel filone di inchiesta sulla gestione dell’urbanistica in città che verte in particolare intorno alla Commissione Paesaggio del Comune. Una scelta pure dovuta al pressing del Pd, che in questi giorni ha preteso il passo indietro dello stesso assessore. Formalmente non si è ancora concretizzato ma, come detto, è questione di due giorni. E lunedì in Consiglio comunale parlerà anche e soprattutto il sindaco Giuseppe Sala.

I contenuti del discorso del sindaco, però, non sono scontati. Si faranno più chiari solo dopo gli incontri con le segreterie del Pd in agenda tra oggi e domani. Incontri che serviranno a chiarirsi, dopo la riunione di ieri a Palazzo Marino, che ha aperto una frattura tra il primo cittadino e il primo partito di maggioranza, una frattura tale che dallo staff di Sala, ieri pomeriggio, dichiaravano: "Il punto non è Tancredi, il punto è Sala, è capire se Sala avrà voglia di andare avanti". Il sindaco, infatti, non ha gradito alcuni passaggi dei comunicati diffusi tra ieri e l’altroieri dai vertici nazionali e locali del Pd. Ultimo in ordine di tempo e primo per importanza, il comunicato di Elly Schlein, diramato ieri. Dopo aver ribadito che il Pd "è al fianco del sindaco" e "continua a sostenere il lavoro che l’amministrazione farà nei prossimi due anni", la segretaria nazionale ha sottolineato che alcune sfide di governo "richiedono segnali di innovazione e cambiamento". E sulla necessità di "segnali di cambiamento" avevano insistito pure Alessandro Capelli e Pierfrancesco Majorino, nell’ordine segretario milanese e capogruppo del Pd in Regione: "Si deve imprimere una svolta nel campo urbanistico – aveva fatto sapere quest’ultimo –. Serve voltare pagina, realizzando un nuovo Piano di governo del territorio che metta al centro l’emergenza abitativa e protegga Milano da tentazioni speculative". Più sfumata Silvia Roggiani, segretaria lombarda, per la quale si possono "modificare, per migliorarle, alcune politiche". Concetti che la delegazione dei Dem ha ribadito ieri a Sala. Da qui la nota diramata in serata da Capelli: "È stato un incontro positivo, abbiamo espresso al sindaco la necessità di cambiamenti concreti".

La risposta data da Sala in merito a quei "cambiamenti concreti", stando a quanto trapela da Palazzo Marino, non è stata di quelle che autorizzino a parlare di "incontro positivo". Sala ha spiegato al Pd che Milano non è (più) una città da "amministratori di condominio", definizione invece cara a Gabriele Albertini, ex sindaco di Forza Italia, che la complessità di gestione dell’urbanistica cittadina e della città in generale è creciuta. Soprattutto, Sala ha fatto capire al Pd che non vuol farsi dettare la linea su certe partite, che auspica un supporto ampio e pieno su scelte fondamentali come quella relativa alla vendita dello stadio di San Siro: proprio questo è uno dei temi "rimasti aperti", sui quali il primo cittadino e i Dem dovranno trovare un’intesa nel weekend perché una parte sempre più significativa del Pd ritiene che su San Siro ci si debba prendere una pausa di riflessione, mentre il sindaco vuol chiudere la partita entro fine luglio. Altro punto, quello relativo al nuovo assessore alla Rigenerazione urbana: gli esponenti Dem più vicini alla Schlein vorrebbero premiare uno degli urbanisti che hanno firmato l’appello contro il Salva-Milano. Questa, per loro, sarebbe una scelta forte, in discontinuità. Il Pd, come detto, vuole segnali di cambiamento, quasi simboli: lo sarebbero sia lo stop alla vicenda San Siro sia un assessore contrario al Salva Milano.