Omicidio di via Cogne. Il morto riconosciuto da una stella tatuata: è Luigi Stefano Corsini

Identificato il trentaquattrenne con alcuni precedenti per droga: il padre ne aveva segnalato la scomparsa lo scorso 17 maggio. L’indagine sul telefono dell’assassino suicida Claudio Giannuario

Milano – Una stella dietro l’orecchio destro. È stato quel tatuaggio a dare la svolta alle indagini dei carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia Magenta, che hanno inserito il segno particolare in banca dati e sono risaliti al nome di Luigi Stefano Corsini, trentaquattrenne con un paio di precedenti per stupefacenti. È lui l’uomo ucciso a colpi di forbici nella camera da letto in un appartamento del primo piano della scala A di via Cogne 4, complesso popolare gestito da Mm: i militari hanno ritrovato il cadavere qualche minuto dopo le 23.30 di domenica 21, ma i primi esami del medico legale hanno retrodatato l’ora del decesso alla serata di sabato 20, quindi almeno ventiquattro ore prima dell’intervento degli investigatori dell’Arma.

la ricognizione dei carabinieri in via Cogne
la ricognizione dei carabinieri in via Cogne

Il padre , che viveva con lui in un’abitazione di via Lopez, ne aveva denunciato la scomparsa al commissariato di polizia Quarto Oggiaro, dicendo di non avere più notizie del figlio dalla notte tra il 14 e il 15 maggio, quindi sei giorni prima che venisse assassinato in uno stabile a meno di due chilometri da casa. Nelle ultime ore, un appello era stato lanciato anche dalla trasmissione televisiva di Rai 3 "Chi l’ha visto?", che ha diffuso una scheda con una foto di Corsini e i suoi dati fisici con altezza e colore di occhi e capelli. Quella notte, i carabinieri sono intervenuti inizialmente in via Cogne per il suicidio di Claudio Giannuario, 51 anni, che si è tolto la vita lanciandosi dal settimo piano.

Claudio Giannuario (a sinistra) e Luigi Corsini
Claudio Giannuario (a sinistra) e Luigi Corsini

In tasca, l’uomo – ex militante del centro sociale Leoncavallo e noto nel palazzo come una persona che creava problemi con liti continue e schiamazzi a qualsiasi ora – aveva le chiavi dell’alloggio che gli era stato assegnato quattro anni prima per i gravi problemi di deambulazione, che lo costringevano da tempo a muoversi con le stampelle. Il sopralluogo per cercare eventuali biglietti che spiegassero in qualche modo il gesto estremo aveva portato invece al rinvenimento del cadavere senza nome: Corsini, infatti, non aveva con sé i documenti d’identità, tanto che all’inizio si era ipotizzato che il corpo potesse appartenere a un ragazzo di origine nordafricana che era visto litigare con Giannuario domenica pomeriggio davanti a un supermercato.

Il doppio ritrovamento a distanza temporale molto ravvicinata e il fatto che l’appartamento fosse chiuso dall’esterno con le chiavi ritrovate addosso a Giannuario hanno subito portato a formulare l’ipotesi che sia stato proprio il cinquantunenne, che ai tempi del Leonka tutti conoscevano col nomignolo di "Mozzarella", a uccidere Corsini, utilizzando un paio di forbici per colpirlo in diverse parti del corpo. I segni sugli avambracci e sullo sterno sono sembrati agli investigatori i chiari segni di più tentativi di farla finita, tagliandosi le vene dei polsi o autoinfliggendosi un colpo in pieno petto. Tentativi falliti.

Non è escluso che Giannuario abbia vegliato per ore il cadavere del trentaquattrenne, prima di decidere di salire al settimo piano e lanciarsi dal ballatoio, finendo su una siepe del cortile interno. Con ogni probabilità, Corsini era una delle persone a cui il cinquantunenne dava ospitalità nella sua abitazione: alcuni residenti hanno infatti riferito del continuo viavai e dei rumori a notte fonda generati dallo spostamento dei mobili per sistemare i materassi sul pavimento.

Quanto fosse stretto il rapporto tra i due lo si potrà appurare anche dall’analisi dello smartphone dell’assassino suicida: i carabinieri ne stanno passando al setaccio telefonate, messaggi e chat per ricostruire i contatti recenti con Corsini e trovare un possibile movente dell’omicidio. Del resto, sebbene l’inchiesta abbia preso una direzione ben precisa sin dalle prime ore, il lavoro degli investigatori punta ad avere la certezza che sia stato Giannuario a sferrare le forbiciate letali e a escludere una pista alternativa – estremamente improbabile al momento – che porta a una terza persona e a un killer ancora in fuga.

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