STEFANIA CONSENTI
Cronaca

“Milano è come un ospedale che cura i ricchi, ma questo modello è arrivato alla fine”

Lo scrittore Alessandro Robecchi: “Da Albertini in poi via 400mila persone. Sala ne uscirà pulito, il suo un errore culturale: scambiare i cantieri per lo sviluppo”

Lo scrittore Alessandro Robecchi

Lo scrittore Alessandro Robecchi

MILANO – Alessandro Robecchi, scrittore, i tempi nuovi sono quelli vecchi, un’inchiesta sull’urbanistica, immobiliaristi ai domiciliari, c’è parecchio materiale per i suoi nuovi gialli...

“Non sono un manettaro, ma posso fare una battuta?”.

Prego...

“Almeno gli immobiliaristi le case le hanno... pure con l’aria condizionata e comunque come si dice in questi casi? La giustizia faccia il suo corso, non voglio entrare in questioni che non mi competono. Certo è che sono dieci anni che lo ripeto, e non solo l’unico, che il modello Milano è a fine corsa”.

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Lo scrittore Alessandro Robecchi.

C’è qualche analogia con i protagonisti dei suoi libri? L’ultimo è Il tallone da killer, un noir ma anche una sferzante denuncia sociale.

“Nei gialli questi personaggi ci sono sempre, traffichini, mediatori fra il pubblico e il privato, gente che porta avanti interessi personali a discapito della collettività. Mi pare un classico dei nostri tempi. Quello che mi fa veramente saltare sulla sedia è che si spacci per sviluppo una cosa che invece agevola pochi. Mi sarei inc...to come un puma se mi avessero costruito un palazzo in un cortile... mi chiedo, perché nessuno ha ascoltato le lamentele dei residenti? Si eviterebbero certi scempi urbanistici. E poi, pensi ai mancati introiti degli oneri di urbanizzazione, soldi sottratti alla città. Ed così che ci ritroviamo in questo agosto con le piscine chiuse, quelle poche aperte sono private e costano un occhio della testa, con 18 euro prendo il treno e vado al mare, a Genova”.

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Per Michele Serra la politica è la vera presenza mancante nello skyline di Milano, e forse, dice, in tutte le città del mondo... è così anche per lei?

“Non sono d’accordo. Secondo me invece c’è ed è al servizio dei poteri forti invece che dei cittadini. Sala, che sono sicuro ne uscirà pulito, ha fatto un errore culturale, scambiare per sviluppo quella rigenerazione urbana che ha trascurato le esigenze di quelli che sono veramente la forza propulsiva di questa città, il ceto medio, i creativi, gli studenti. Il turismo, al suo massimo boom, ha stravolto il mercato immobiliare senza nessuna ricaduta positiva nei quartieri della città”.

Sala diceva che le periferie erano la sua “ossessione“...

“L’unica ossessione è stata al reparto solventi, della città”.

Come se ne esce?

“È ora che i cittadini si facciano sentire. Per uscire dalla favoletta che se aiuti i ricchi qualche briciola cadrà sul tavolo per i poveri. Dico che è stato l’errore fatto da Albertini in poi. Città attrattiva per chi? Per i 400 mila milanesi che sono andati via, espulsi, sostituiti dai ceti abbienti che non hanno portato servizi alla città ma solo belle case per loro? Boeri? Ha dato credibilità a questa narrazione, una copertura culturale. Abbiamo 10mila alloggi popolari vuoti che non vengono immessi sul mercato per questioni speculative, così si può continuare ad affittare agli studenti una camera a 800 euro”.

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Che finale scriviamo in questo romanzo?

“Ahhh! (risata squillante) in questi casi c’è un finale aperto..spero che qualcuno rinsavisca e ricominci a raccontare la storia vera...”.

Partendo da che cosa?

“Dai servizi, lo sa che le piscine sono quasi tutte in ristrutturazione? E gli immobiliaristi, beh mi taccio, come si dice? La giustizia faccia il suo corso”.