San Siro e il modello Bernabéu. Così il Real Madrid ha vinto la scommessa

Milano, per il sindaco Sala la strada da seguire è quella del club spagnolo. Che ha trasformato l’impianto di Chamartín in una macchina da soldi

Modello Bernabéu. Da mito ad astronave. Così il Real Madrid ha vinto la scommessa

Modello Bernabéu. Da mito ad astronave. Così il Real Madrid ha vinto la scommessa

Milano, 15 marzo 2024 – Un’astronave è atterrata a Chamartín, storico quartiere alla prima periferia di Madrid. Casa del Real da quando nel 1947 ospitò la prima partita delle Merengues, il Santiago Bernabéu “è lo stadio antico più moderno del mondo” come amano dire da queste parti. Fu il teatro del grande Real di Alfredo Di Stéfano e l’Italia su quel prato vinse il Mondiale del 1982.

A cinque fermate di metrò da Plaza de España, circondato da palazzi residenziali e attaccato a una chiesetta, sembra un paradosso di cemento e acciaio atterrato lì da chissà quale pianeta. Invece, è il sogno realizzato dal padre-padrone Florentino Perez, che sull’altare del suo Santo Graal costato 893 milioni di euro ha sacrificato per quattro anni gli acquisti di calciatori da 100 e più milioni – che erano la normalità, in casa madrilena – e imposto una dieta rigida sugli stipendi. Eppure in quel periodo il Real ha vinto Champions league, Coppa del mondo per club, Supercoppa europea, Copa del Rey e due Supercoppe spagnole.

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in attesa del piano di WeBuild che dovrebbe consentire a Milan e Inter di restare a San Siro durante il restauro, ha indicato proprio nel Santiago Bernabéu la stella polare da inseguire. È stato a Madrid, ha visto il museo e lo store del Real "che fanno già numeri enormi". Un impianto da vivere ogni giorno, anche (e soprattutto) quando non sono in programma partite.

D’altronde Florentino lo disse quando presentò il progetto, nel lontano 2009: "Diventerà una grande icona d’avanguardia universale". Frase che tutti dicono, ma che poi spesso la burocrazia rende utopia. Invece, a Madrid l’utopia si è realizzata.

Come un teatro

E questo stadio, oggi, è più simile a un teatro, dove contano sì i quattro piani di spalti che portano la capienza a 81.044 spettatori, ma contano ancor di più le tre file di sky box, ciascuno dei quali viene affittato alle aziende a cifre vicine al mezzo milione di euro per un anno. Nell’area Vip il singolo spettatore paga il biglietto all inclusive tra 300 e 1.600 euro (prezzo per assistere al derby Real-Barcellona di domenica 21 aprile) e in cambio ha a disposizione ogni bene che il tifoso più esigente possa chiedere: open bar, sushi, bocadillos, vino di Rioja e bollicine, prima, dopo e durante il match. Anche fuori, sugli spalti, la temperatura è controllata grazie ai “funghi“ riscaldanti installati sul tetto retrattile – bastano 15 minuti perché si copra – come retrattile è il terreno: il prato è stato diviso in parti uguali che, grazie a un sistema di ultima generazione, viene conservato a 40 metri di profondità. Alla temperatura giusta, senza che il micidiale sole della Castiglia lo bruci e senza che l’umidità lo trasformi in fanghiglia. Con un sistema di luci ultraviolette che lo illuminano.

Non solo calcio

La tecnologia ha spalancato le porte del business: così il campo da calcio va sottoterra e al suo posto emerge una piattaforma utile per tutte le attività che il mondo Real vuole organizzare lì: tennis, basket, eventi vari. In attesa dello sbarco (prossimo) dei giganti di Nba e Nfl con altre vagonate di milioni. Dal 2025, nessun big internazionale della musica potrà esimersi dall’esibirsi qui.

Le date disponibili sono già tutte prenotate, gli incassi previsti attorno ai 300 milioni di euro. Manna dal cielo per un club che già fattura - al 2023 - qualcosa come 831 milioni di euro. Altri soldi arrivano dal museo, sancta sanctorum del club, rinnovato con i trofei allineati nelle teche, la coda per farsi un selfie davanti alle Coppe dei Campioni (14).

Il biglietto? Da 25 euro, fino a 45 per il tour completo. Il nuovo impianto sarà la fonte di reddito perenne che permetterà al Real di competere da pari a pari con i club-Stato dei Paesi arabi. Un teatro dei sogni, una meravigliosa macchina da soldi, sempre aperta tranne il 24 e 31 dicembre. Un modello esportabile a Milano?

mail: fabrizio.lucidi@ilgiorno.net

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