
Juliana Moreira, 43 anni, con il campione di Bike Trial Vittorio Brumotti e il Gabibbo, con lei nel cast di Paperissima Sprint
Un successo previsto e confermato per il varietà estivo di Antonio Ricci, Paperissima Sprint, in onda su Italia 1. Quest’anno annovera anche la presenza della nota conduttrice Juliana Moreira, dotata di energia travolgente.
Ci riveli qualche curiosità sul programma.
"Mentre registriamo, con Vittorio Brumotti e il Gabibbo facciamo scherzi allo staff, a cui non si può sottrarre neanche il regista Mauro Marinello. Un giorno, mentre era intento a svolgere il suo lavoro, a sua insaputa, è stato coinvolto in una tarantella con noi. Un dietro le quinte divertente!"
Una sua papera sul set?
"Durante la registrazione di una sigla, mi si è incastrato un tacco tra due assi di legno e sono caduta per davvero. Non era previsto!"
Cosa fa maggiormente ridere la gente?
"I filmati sui bambini e sugli animali, che generano tenerezza e sono buffi e divertenti".
Cosa pensa dei rischi a cui si sottopongono alcune persone?
"Alcuni sport sono pericolosi, come le acrobazie di Vittorio con la bici, o quando mio marito Edo pratica paracadutismo. Si pensa solo a perseguire un obiettivo. Ho visto un video di una persona, lanciatasi con il parkour da un tetto all’altro che, alla fine, si è spezzata tutti i denti".
Perché Paperissima ha tanto successo?
"In un momento di crisi globale e di odio fra popoli, un attimo di spensieratezza ci distoglie dal pensare a quello che succede anche non lontano da noi. E, poi, ritrovarsi nei filmati girati in tutto il mondo, ci rallegra e consola un po’".
Il suo senso della vita?
"Cercare di essere una brava persona, trasmettere buoni esempi ai miei figli, in modo che possano essere corretti, in un mondo che va verso le cose sbagliate".
È una nota conduttrice. Questo sognava da piccola?
"Ero una fan di una presentatrice brasiliana di programmi per bambini. Il mio sogno era di emularla. La mamma mi spronava dicendo: “Se vuoi lavorare in tv, devi vincere la timidezza!” E mi mandava in giro a rivolgere domande agli estranei".
Com’era Juliana da bambina?
"Molto giocherellona e coinvolgente. Nel cortile dove abitava la nonna con i miei cugini organizzavamo il nostro spettacolo musicale. Ci servivamo di una scopa, a mo’ di microfono".
Il tassello del puzzle mancante nella sua carriera?
"Vorrei presentare il programma brasiliano che nell’infanzia mi faceva un po’ sognare".
A Milano il running è di moda.
"Sì, qui si pratica molto la corsa, da qualche anno mi sono appassionata anch’io. Correndo si acquisisce una energia pazzesca. La città, di per sé, è super dinamica e non dorme mai".
Un aneddoto legato a Milano.
"A volte mi capita di essere abbracciata in mezzo alla strada dalle nonne, che mi riconoscono. In certe giornate “no“, un’esternazione del genere è una cosa molto bella. A Milano sono a casa. Non la cambierei con San Paolo, da dove provengo. Amo il quartiere di via Paolo Sarpi, “Chinatown“, che è caratteristico".
Le “papere“ di questa città invece quali sono?
"Il traffico, che sta diventando un po’ improponibile. E si assiste a tante papere, soprattutto quando le persone sfrecciano sui monopattini, che, però, limitano l’inquinamento. Ma a volte non si rispettano i luoghi e i limiti di velocità".
Paperopoli è una città immaginaria. Se dicessi Milanopoli?
"La immaginerei rassicurante, meno arrogante. Vorrei che tutti fossero più felici ed empatici. Il film “Wonder“, ad esempio, mi ha trasmesso vari messaggi, tra cui l’essere gentile. Non si sa quale lotta stia combattendo la persona che si ha di fronte".
Pregi e difetti della città?
"È dotata di tutto. Accanto alle vecchie costruzioni c’è il nuovo, anche se io preferisco le prime, legate all’Italia di un tempo. Sta aumentando la criminalità, però. È un dato di fatto".
Come vestirebbe Milano?
"Per un’occasione, la coprirei di bandierine. Mi fanno pensare al Carnevale di Rio".