
Micaela Verdiani, seconda da sinistra, con le veline del 1988: Stefania Dall’Olio, Cristina Prevosti ed Eliette Mariangelo. Con Gianfranco D’Angelo ed Ezio Greggio
Milano – Andare alle origini del programma più “rivoluzionario” della tv italiana. E farlo attraverso gli aneddoti di chi per prima ne ha rivestito il ruolo più iconico: raccontare gli albori di Striscia tramite la prima velina non è solo storia televisiva, ma anche rivivere momenti di memoria collettiva. “Arrivai alla ‘corte’ di Antonio Ricci quando Striscia la notizia per tutti era una scommessa. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che Ricci avrebbe rivoluzionato non solo la tv, ma anche cultura e costume di un intero popolo, entrando finanche nei santuari della politica nazionale”.
A fare simili affermazioni encomiastiche (e come potrebbe essere diversamente?) è Micaela Verdiani, 58 anni portati benissimo, che nel 1988 è stata – con altre tre colleghe (Eliette Mariangelo, Cristina Prevosti e Stefania Dall’Olio) – la prima velina in assoluto, il prototipo di un ruolo diventato sogno per generazioni di giovani fanciulle e sogno, ma in un altro senso, per schiere di ‘Dongiovanni’.

Come arrivò, prima tra tutte, sul bancone di Striscia? Non mi dica che non era la sua aspirazione.
“In realtà è proprio così. Oltre allo studio, mi dedicavo anima e corpo alla danza e avevo tendenza all’impegno sociale, insegnavo ballo ai bambini, altro che televisione. C’è un però...”.
Quale?
“La tv dava delle retribuzioni elevate e – non siamo ipocriti – costituiva un buon motivo per fare provini su provini. L’aspetto economico è importante, non capisco chi vuole fare tv solo per visibilità. E poi come campi?”.
E quindi si presentò agli autori di Striscia.
“Venni apprezzata per estetica e capacità nel ballo, ma anche per serietà, riservatezza, buona educazione, conoscenze culturali. Qualità che convinsero Gianna Tani, la mitica Pigmalione di talenti alla corte del Biscione”.
E il successo arrivò in un baleno, legato a quello, torrenziale, di Striscia. Grazie anche ai conduttori. I primi furono Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo, come li ricorda?
“Una simpatia contagiosa e una grande preparazione su tutto, tanto da saper improvvisare con battute a effetto. D’Angelo, poi, veniva dal teatro. Univa cabaret a prosa d’autore. Un vero signore del palcoscenico”.
Greggio, invece, immagino più esuberante.
“Era portatore di una comicità sana. A volte faceva il galante. Sempre con classe e nel rispetto più assoluto. Rispetto lo scriva maiuscolo, perché è qualità rara”.

E voi siete entrate nello spettro dei desideri collettivi. Fin da subito si è cristallizzato il binomio velina-calciatore, in un momento in cui in Italia militavano i più forti campioni al mondo. Lei è mai stata paparazzata con un divo degli stadi? Magari nel privée dell’Hollywood?
“Ma non andavo mai all’Hollywood (ride, ndr). Calciatori in realtà non ne conoscevo, se non di vista. Ogni tanto ne vedevo qualcuno al Garibaldi, celebre ristorante vicino all’allora Teatro Smeraldo, dove convergevano anche divi di Hollywood. Ma non più di ‘Ciao! Ciao!’. E comunque mi permetta di sottolineare una cosa”.
Prego.
“Ho sempre voluto una mia indipendenza. Volevo essere io l’unica padrona della mia immagine. Non è retorica, è una cosa a cui ho sempre tenuto. Anche dopo che ho finito le mie esperienze in tv”.
Sì perché la sua carriera in TV, a Mediaset, è andata avanti. Dopo Striscia ha lavorato a fianco del simbolo assoluto della televisione italiana.
“Sono stato un paio di stagioni a TeleMike come Bingo Girl. Mike Bongiorno era il gigante del piccolo schermo, un vulcano. Ma anche un professionista che non lasciava niente al caso. Pensi che non mi voleva mai al suo fianco, perché - alta io 1,80 - lui spariva. E, quell’unica volta che ha incontrato uno più ego centrato di lui, è stato fuoco e fiamme”.
Il famoso litigio con Vittorio Sgarbi. Lei c’era?
“Ero in prima fila. Ho visto tutto. Per la prima e unica volta ho visto Mike perdere il controllo. Fu davvero un siparietto fuori copione e opporsi a Sgarbi a braccio era impossibile per chiunque, come ben sappiamo”.
In seguito? Com’è andata con canale 5?
“Gli anni passavano e io volevo sperimentarmi in altro, conoscere il mondo. Mi sono data a professioni commerciali, ho viaggiato. Adesso lavoro nelle Risorse Umane globali di una società di servizi. Quindi finito con TeleMike ho subito dato un taglio netto con Mediaset e con la tv. Senza alcuna ‘pietà’...”.
Cioè?
“Una sera, in occasione di un evento “cult” al Beau Geste (discoteca milanese tra le più in voga, ndr), ero stata chiamata all’ingresso a selezionare gli ospiti. In quel periodo, non so perché, ce l’avevo con Mediaset, con cui pure mi ero lasciata bene. E quindi, appena arrivò uno di loro, Tiberio Timperi nella fattispecie, lo rimbalzai. Non entrò, fui inflessibile”.