
La Volante della polizia è riuscita ad arrestare il maghrebino dopo un tentativo di fuga
Rho (Milano), 14 maggio 2025 – “Alle 7.40, citofonava alla mia abitazione un uomo di origine nordafricana, statura media, corporatura esile. Pensando che fosse il corriere, in quanto attendevo un pacco da Amazon, aprivo leggermente la porta d’ingresso”.
Mattina di sabato, siamo a Rho. Il cinquantenne marocchino Abdelghafour L., che nel primo pomeriggio sarà formalmente fermato per tentata violenza sessuale e rapina aggravata, ha appena suonato il campanello dell’abitazione al piano terra: in casa in quel momento ci sono Laura (nome di fantasia), 57 anni, e la figlia ventiduenne. L’uomo, senza fissa dimora e con precedenti per rapina, spaccio e furto, si presenta come un fattorino: “C’è suo marito con lei?”. “No”, risponde la donna.
Scatta la violenza in casa
È in quel momento che il cinquantenne forza la porta e riesce a entrare: Laura prova a indietreggiare, ma lui la blocca in corridoio e la colpisce con una raffica di ceffoni al volto. Il trambusto sveglia la figlia, che apre la porta della cameretta e si ritrova davanti la madre in balìa dello sconosciuto. Entrambe vengono spinte sul letto: “State zitte o vi ammazzo, datemi tutto”, si sentono ripetere, prima di essere schiaffeggiate. L’uomo tiene una mano nella tasca dei pantaloni, come a voler simulare di essere armato. “Poco dopo – metterà a verbale la cinquantasettenne – si avvicinava a me, facendomi capire che aveva intenzioni sessuali nei miei confronti: mi alzava la t-shirt lunga da notte, scoprendo la parte alta delle gambe”. La vittima reagisce urlando più che può; e così fa la ventiduenne, che assiste impietrita alla scena.
Il furto del telefonino
A quel punto, L. afferra l’iPhone 14 Pro Max che la ragazza tiene sul comodino e se lo porta via, chiudendo le due a chiave. Madre e figlia escono dalla porta-finestra e chiedono aiuto al vicino: parlano a voce bassa per paura di essere sentite dal cinquantenne e a gesti fanno capire di essere in pericolo. La chiamata al 112 genera l’intervento degli agenti delle Volanti della Questura, che tranquillizzano le vittime ancora sotto choc e riescono ad acquisire alcune informazioni per tratteggiare un identikit del fuggitivo.
La fuga da Rho a Milano, poi l’arresto
Il computer portatile della ventiduenne geolocalizza l’iPhone in corso Europa a Rho, ma le prime ricerche danno esito negativo. Così come va a vuoto un altro blitz in via Sempione a Pero, una ventina di minuti dopo, tra un hotel e una stazione di servizio. Per quaranta minuti, il telefono resta fermo in via D’Annunzio a Pero, ma l’ultimo tentativo con il pc intercetta il cellulare in piazzale Lotto a Milano.
I movimenti censiti dal gps fanno pensare agli agenti che l’aggressore sia a bordo della linea 90, dopo essere salito sulla M1 a Molino Dorino: il percorso indica Lancetti, Stelvio e Tonale, tutte fermate del filobus. Vicino alla Centrale, i poliziotti intimano l’alt al conducente del mezzo pubblico: L. capisce che stanno cercando lui e si siede accanto a una donna con un bambino piccolo, sperando di non dare nell’occhio. E invece gli investigatori di via Fatebenefratelli lo individuano subito, bloccando sul nascere un velleitario tentativo di fuga. D’intesa col pm di turno Leonardo Lesti, scatta il fermo di indiziato di delitto: il marocchino finisce a San Vittore.