MASSIMILIANO SAGGESE
Cronaca

Michael e il riscatto di una comunità: "Il killer non usi come alibi Rozzano"

L’atto d’accusa: "Rezza già prima che uccidesse mio fratello aveva aggredito altri, poteva essere fermato"

Michael Mastrapasqua, fratello di Manuel, ucciso per le cuffiette da 14 euro

Michael Mastrapasqua, fratello di Manuel, ucciso per le cuffiette da 14 euro

Dopo la sentenza ha scandito: "Rozzano non è una città dove ci si ammazza". Le parole di Michael Mastrapasqua, fratello di Manuel, in difesa della comunità, hanno colpito nel segno: "So che Rozzano non è la miglior città del mondo, ma questa non è una giustificazione. Non mi sembra che a Rozzano tutti uccidano". Con voce ferma, ancora carica di dolore per la tragedia vissuta, Michael Mastrapasqua ha commentato la sentenza che ha condannato a 27 anni di carcere Daniele Rezza, il giovane colpevole dell’omicidio di suo fratello, Manuel. Il suo commento è anche un gesto di responsabilità civica, un messaggio chiaro a chi rischia di inchiodare un’intera comunità alle colpe di un singolo. "Anche io sono cresciuto senza un padre, solo con mia madre – ha detto –. Da adolescente ero più in giro con la mia compagnia che a casa, ma non ho mai fatto niente, non ho mai usato come scusa il fatto di essere di Rozzano per fare queste cose", ha proseguito Mastrapasqua. "Rezza è un recidivo, non è la prima volta che fa un reato e non è la prima volta che usa un coltello. Andava fermato prima".

Il caso ha scosso Rozzano, troppo spesso oggetto di narrazioni stigmatizzanti. E ha scosso l’Italia intera dove purtroppo fatti cruenti per motivi assurdi sono sempre più frequenti. Ma dalle parole di Michael, figlio di una delle tante famiglie rozzanesi, emerge un messaggio netto: Rozzano è una città dove - nonostante le difficoltà - si può crescere senza diventare carnefici. Quanto alla condanna a 27 anni, superiore ai 20 richiesti dalla pubblica accusa, Mastrapasqua ha commentato con amarezza: "È andata meglio rispetto a quanto chiesto dalla pm, ma io mi aspettavo una pena più alta". Durante le scorse udienze, Rezza aveva rilasciato dichiarazioni spontanee in aula, tentando un’estrema giustificazione del gesto, quasi a dar la colpa alla vittima: "Non era mio intento ammazzarlo, volevo solo rapinarlo. Mi sono avvicinato con il coltello per farmi dare quello che aveva e lui ha reagito, si è innervosito. Mi è saltato addosso". Parole che non hanno convinto i giudici, né tantomeno la famiglia della vittima. In un’aula di tribunale dove si è consumato l’ultimo atto di una tragedia personale e collettiva, la voce di Michael Mastrapasqua resta un baluardo di lucidità e dignità. Una voce che nel dolore difende la memoria del fratello, ma anche la città in cui entrambi sono cresciuti. Perché Rozzano offre mille storie, alcune da prima pagina per fatti di cronaca, altre belle. Dove Rezza abita a poche centinaia di metri da dove vivevano rozzanesi esemplari e orgogliosi come Biagio Antonacci o Michele Alboreto.