GRAZIA LISSI
Cronaca

L’urlo di pace della Scala, in scena la ruota del destino dal Settecento a oggi: "La guerra travolge tutti"

Il 7 dicembre in scena “La forza del destino” di Giusepppe Verdi. Il direttore musicale Chailly: "Pagine musicali elevatissime, richiede voci importanti e un impegno eccezionale". Netrebko: "Io lontana da Leonora, ma per entrare nel ruolo mi ancoro alla partitura"

Chailly: "Pagine musicali elevatissime, richiede voci importanti e un impegno eccezionale". Netrebko: "Io lontana da Leonora, ma per entrare nel ruolo mi ancoro alla partitura".

Chailly: "Pagine musicali elevatissime, richiede voci importanti e un impegno eccezionale". Netrebko: "Io lontana da Leonora, ma per entrare nel ruolo mi ancoro alla partitura".

Milano – Grande attesa per “La forza del destino“ di Giuseppe Verdi, diretta dal direttore musicale Riccardo Chailly e con la regia di Leo Muscato: è l’opera che inaugura sabato 7 dicembre, alle 18, la nuova stagione della Scala. Nel ruolo di Donna Leonora la magnifica Anna Netrebko, in quello di Don Alvaro il tenore Brian Jagde, il baritono Ludovic Tézier è Don Carlo di Vargas, la giovane mezzosoprano Vasilisa Berzhanskaya è Preziosilla. La serata di Sant’Ambrogio è dedicata a Renata Tebaldi nel ventennale della scomparsa. L’artista fu splendida interprete di Leonora alla Scala nel 1955, diretta da Antonino Votto. L’opera sarà eseguita integralmente nella versione del 1869 ripensata da Verdi per la Scala, secondo l’edizione critica curata per Ricordi da Philip Gossett e William Holmes nel 2005.

Il maestro Chailly spiega: "La forza del destino è un’opera che doveva assolutamente tornare a inaugurare la Scala, è passato troppo tempo. Questo titolo ha pagine musicali elevatissime, richiede voci importanti e un impegno eccezionale. Non solo per i protagonisti ma anche per il coro - diretto da Alberto Malazzi - che ha un ruolo centrale". Interviene Leo Muscato spiegando: "È una ruota del destino, quindi in continuo movimento con i vari personaggi che si muovono sempre nell’opposta direzione, avanzando con ostinazione attraverso scenari che cambiano in continuazione". In questa rappresentazione integrale il regista sottolinea: "Quest’opera verdiana non si limita ai soli drammi personali ma rivela una prospettiva più ampia in cui la tragedia dei protagonisti è immersa in un mondo in movimento, popolato da soldati, pellegrini e viaggiatori. Un universo vivo e pulsante, che ha come sfondo una guerra che travolge tutti quanti".

La prima versione de La forza del destino andò in scena a San Pietroburgo nel 1862, dopo una gestazione complicata. La prima è programmata per il 1861, ma di fronte all’indisposizione della protagonista, Verdi rivede la partitura; gli interventi continueranno fino all’ultimo, persino durante le prove. Per il palcoscenico del Teatro Imperiale il compositore ha immaginato un lavoro dalla drammaturgia nuova e distante dai precedenti: un affresco in cui i personaggi agiscono su uno sfondo che mescola nobili e popolani, sacerdoti e militari.

L’opera rappresentata il 7 dicembre prenderà il via dal Settecento ma arriverà ai giorni nostri, senza legarsi a una precisa aderenza storica. Muscato conclude narrando: "All’inizio una giovane donna, per inseguire il suo amore e sfuggire al padre possessivo che la controlla giorno e notte si veste da uomo; nell’ultimo atto un ufficiale decorato, consumato dalla sete di vendetta, attraversa chilometri di terre devastate dalla guerra per uccidere il suo nemico, ormai divenuto un monaco che cerca solo di espiare le sue colpe scavando nella terra". Anna Netrebko, Leonora, dice: "Mi chiedono quale affinità io abbia con la protagonista dell’opera. Sinceramente non credo di averne nessuna. Non ha senso per una donna della mia epoca essere inseguiti dall’ossessione, dalla paura, dal senso del peccato. Allora mi pongono un’altra domanda: Come posso interpretare un ruolo così diverso da me? Certo che posso farlo: innanzitutto resto attaccata alla partitura e mi lascio condurre dalla musica. Così riesco, anche dopo due ore di spettacolo, a cantare la ‘Vergine degli angeli’ (il finale del secondo atto, ndr).