GUIDO BANDERA
Cronaca

“A tutti gli ebrei imputate le colpe del governo di Israele: Netanyahu ha slatentizzato l’odio antisemita, demonizzazione anche a sinistra”

Intervista a Luciano Belli Paci (Sinistra per Israele), figlio della senatrice a vita Liliana Segre: “Papà e figlio assaliti in autogrill al grido di assassini? Il mostro è uscito dalle gabbie, il Pd non ha fermato la deriva. Il premier israeliano sostenuto da una destra fascistoide e razzista”

“A tutti gli ebrei imputate le colpe del governo di Israele: Netanyahu ha slatentizzato l’odio antisemita, demonizzazione anche a sinistra”

Milano – Luciano Belli Paci, avvocato, componente dell’esecutivo nazionale di “Sinistra per Israele – Due popoli, due Stati”, figlio della senatrice a vita Liliana Segre, definisce la situazione con una metafora. “Abbiamo visto l’inizio del distacco di quella che è diventata una valanga. Da tempo segnaliamo un problema che sta crescendo”. Il problema, o meglio l’ultimo episodio che ne dimostra l’esistenza, è il fatto avvenuto all’autogrill di Lainate. Un ebreo francese, in compagnia del figlio piccolo, aggredito, insultato e malmenato al grido di “assassini”.

Liliana Segre. Dietro di lei, il figlio Luciano Belli Paci
Liliana Segre con il figlio Luciano Belli Paci

Ci stiamo assuefacendo a eventi come questo o li stiamo alimentando fingendo che siano normali?

“Un po’ entrambe le cose. Con Sinistra per Israele segnaliamo da tempo quello che sta accadendo. Quando il 7 giugno a Roma si è organizzata la manifestazione su Gaza 'fermiamo il massacro’, abbiamo scritto a tutti i leader delle forze politiche che partecipavano: abbiamo detto loro che, riconoscendo le ragioni per manifestare contro l’orrore e condannare i crimini di guerra commessi da Israele, c’era da cogliere l’occasione di distinguere, per ricordare, contemporaneamente, con un minimo di attenzione non manichea, anche le colpe di Hamas. Era l’occasione per evitare di demonizzare, di fare uscire il mostro dalla gabbia”.

Un mostro che si chiama…

“...Colpa collettiva. Vede, da sempre, in Italia lo straniero è ospite, non gli si imputano le scelte del suo governo”.

Lainate, l'aggressione in autogrill a una famiglia di ebrei francesi (Frame video Instagram blackandjewishunity)
Lainate, l'aggressione in autogrill a una famiglia di ebrei francesi (Frame video Instagram blackandjewishunity)

Non si imputavano ai Cileni, negli anni Settanta, le colpe del regime…

“Appunto. E non ha senso, a maggior ragione, imputare le responsabilità del governo israeliano a un ebreo italiano, o francese. Ecco il mostro che rischia di uscire dalla gabbia. Considerare gli ebrei responsabili, colpevoli, collettivamente per le scelte del governo israeliano, chiedere loro di ‘discolparsi’… Noi ci siamo accorti che stava cominciando ad accadere questo, consentendo a qualcosa che riposava nelle cantine, di uscirne di nuovo, quasi legittimato: l’antisemitismo. Alle nostre richieste, alcuni non hanno risposto del tutto. Il Pd ci ha detto che ‘ovviamente’ il partito non è antisemita. E ha chiuso la questione. Noi riteniamo che questo sia stato un errore, una responsabilità grave, l’occasione persa per mettere un punto fermo a una deriva, fermare una valanga che è in movimento”.

Perché è accaduto?

“Accade per paura di perdere consensi nel proprio mondo di riferimento”.

E il fenomeno è così diffuso nella base della sinistra?

“Capita di vedere sui social le spie di certi fenomeni. Anche su pagine frequentate da persone che appartengono al mondo di sinistra, il ‘matto’, l’esaltato del web talvolta capita sempre: c’è quello che posta la foto di Gaza e scrive ‘qui è passato il popolo eletto’. Anni fa, chi frequentava quelle pagine avrebbe reagito, avrebbe stigmatizzato. Oggi, tollera”.

Anche di persona?

“Qualcuno ha commentato i fatti dell’autogrill dicendo: ‘Eh, ma c’è esasperazione’. Come a dire: è naturale, c’è sdegno contro Israele e la gente se la prende con gli ebrei. Ecco il germe del razzismo. Si ritorna alla colpa collettiva, attribuita al gruppo come un tutto indistinto. Non persone, ma un blocco unico. E come si fa poi a criticare chi, per il reato commesso da un singolo, dà la colpa genericamente a tutti gli stranieri? È da qui che passano i mostri. E guardi che è un fenomeno che riguarda anche persone colte, formate, con opinioni democratiche, liberali. Sento anche dire ‘l’antisemitismo è colpa di Netanyahu’. Ora, anche questa è una frase sbagliata. Noi, come gruppo, siamo i fratelli di chi protesta contro di lui in Israele. A novembre cade il trentesimo anniversario dell’omicidio di Yitzhak Rabin, che è maturato in un ambiente vicino ai circoli legati a Netanyahu. Noi siamo acerrimi nemici politici del premier israeliano e delle forze di destra fascistoide e razzista che lo sostengono. Ma dire che sia lui la causa dell’antisemitismo è un errore. Semplicemente, lo ha slatentizzato. Ha portato alla luce ciò che c’era già, ma stava nell’ombra. C’è, al fondo, lo stesso ragionamento anche dietro alle richieste, pressanti, che arrivano agli ebrei, considerati collettivamente, di ‘dire qualcosa’. Le domande alle comunità ebraiche, che sono istituzioni, di prendere le distanze, di reagire. Sono comunità di una minoranza religiosa e chi vi partecipa può avere e ha, in effetti, opinioni politiche diverse. C’è chi non si espone, chi è a favore di Netanyahu e chi è contro, radicalmente. Invece vengono prese come un blocco unico, un’emanazione di Israele, come un’ambasciata o un consolato. Non distinguere, non considerare i singoli e non i gruppi, le categorie è un errore, è sempre lo stesso errore. E lo compiono anche professori universitari. Viviamo in un periodo di regressione, anche in ambienti insospettabili”.

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Sinistra per Israele è a metà di un guado politico. A volte la destra sembra più efficace, più chiara nel condannare questi episodi.

“In alcuni è un modo per assicurarsi di non essere associati a un passato imbarazzante. Certo, noi continuiamo a insistere. È per questo che ci rivolgiamo ai Democratici, chiedendo loro di rendere palese a una certa parte della base che la demonizzazione di tutto Israele è un errore. Hanno un partito fratello, HaDemokratim, che si chiama come loro, fa parte degli stessi gruppi politici internazionali e fanno opposizione. Un tempo i partiti chiamavano a parlare ai congressi i vertici dei partiti fratelli dei paesi oppressi in esilio, chiamino anche loro l’opposizione israeliana, le diano voce”.