
Il neuropsicologo spiega ai genitori come funziona il cervello degli adolescenti. Diventare grandi in città, tra il rischio dell’anonimato e più gruppi di amici.
Milano – "Il modo “migliore“ per distruggere un adolescente è non dare limiti e regole: stiamo contribuendo alla fragilità dei ragazzi". Alvaro Bilbao, neuropsicologo, psicoterapeuta e padre di tre figli, è a Milano per presentare “Come funziona il cervello di un adolescente“ (Salani).
Giovani fragili, età fragile o adulti fragili?
"Abbiamo studi scientifici che ci dimostrano l’aumento di casi di crisi d’ansia e di problemi di salute mentale tra i giovani. Ci troviamo davanti a una generazione molto creativa, molto interconnessa anche a livello internazionale, ma meno resistente. E questo, in un certo senso, ha a che fare con col fatto che noi genitori siamo più deboli. Non capiamo l’importanza che ha mettere loro dei limiti".
In che senso?
"Crediamo che i nostri figli non dovrebbero avere lo smartphone prima dei 14 anni e poi glielo diamo a 12. Diciamo loro che prima devono studiare e poi possono vedere gli schermi ma poi li mettiamo davanti a YouTube prima di fare i compiti. In qualche modo stiamo contribuendo alla loro fragilità".
Da qui l’esigenza di mostrare ai genitori come funziona il cervello degli adolescenti? Le chiedono aiuto le famiglie?
"Sì, hanno iniziato a capire che l’educazione con la mano dura e severa che avevano ricevuto i nostri genitori non andava bene, ma anche gentilezza e affetto senza limiti - lo stile educativo che si è iniziato a proporre in questo secolo - non va bene col modo in cui il cervello di un adolescente si sviluppa. Ci sono tutta una serie di problematiche e di bisogni da affrontare".
Sembra un paradosso: la generazione di genitori che si è messa più in ascolto dei figli è quella che li capisce di meno?
"È vero che siamo la generazione che si è messa più in ascolto, ma è altrettanto vero che siamo la generazione con figli molto viziati e non stiamo certo parlando della generazione che passa più tempo con i propri figli: molti adolescenti trascorrono interi pomeriggi da soli a vedere la televisione. Il fatto che i genitori rientrino a casa tardi non agevola. Per fare in modo che un bambino possa sviluppare empatia è importante non solo che comprendano le emozioni, ma anche che capiscano noi e che imparino i limiti e le norme che la società ha".
Parliamo di limiti: c’è un’età giusta per lo smartphone?
"L’età più idonea allo sviluppo cerebrale sarebbe intorno ai 14 e 15 anni. Ma la realtà ci dice che 12 anni è l’età massima in cui si riesce a posticipare l’arrivo del primo cellulare, che a molti bambini arriva in regalo già a 10 anni. Dobbiamo cercare di aspettare il momento più idoneo, in funzione alla maturità dei nostri figli, al loro autocontrollo e anche ai bisogni sociali: se tutti gli amici hanno il cellulare a 12 e 13 anni e nostro figlio è l’unico a non averlo, forse può essere arrivato il momento, ma ricordando sempre che il telefonino non è una tecnologia “tutto o niente“. Possiamo per esempio concederlo a 12 anni ma solo il venerdì e il sabato per mettersi d’accordo con gli amici per uscire. O concedere il telefono ma non dare l’accesso a YouTube, a TikTok e Telegram. I genitori devono essere in grado di essere flessibili: non è tutto o bianco o nero, c’è una gamma di grigi".
Com’è trascorrere l’adolescenza in una grande città come Milano o Madrid?
"Quando si vive in piccoli paesi c’è il vantaggio di conoscere tutti: li vediamo per strada, sappiamo chi i nostri figli stanno frequentando. In una città grande come Milano è più difficile. Si ha meno il polso della situazione e delle relazioni importanti, c’è più anonimato. Ovviamente arriverà il momento in cui non ci diranno tante cose, ci sarà il momento dei silenzi: essere consapevoli delle persone che frequentano è importante, anche perché è il periodo in cui gli amici hanno più influenza".
E quali i vantaggi di crescere in città?
"Ci sono tanti studi che ci parlano dei benefici che ci offre la natura. Ma i nuclei urbani e i centri hanno il vantaggio per esempio della pluralità: ragazzi e ragazze possono appartenere a diversi gruppi, integrare le loro amicizie tra sport e scuola, possono avere compagni di classe diversi dagli amici del quartiere. In questo modo anche gli adolescenti che fanno fatica a integrarsi hanno più sbocchi e occasioni".
Crescono i casi di autolesionismo e violenza tra i ragazzini. Come intercettarli per tempo?
"Con un rapporto più vicino, parlando con loro di più, conoscendo le loro amicizie e prestando attenzione ai segnali, a quando si vedono tagli o si nota una scarsa alimentazione, oppure ci si alza subito dopo pranzo per andare in bagno o si passa troppo tempo sui social. Bisogna intervenire il prima possibile, ricordando anche che gli adolescenti hanno un quarto di autocontrollo delle emozioni rispetto agli adulti".
Quale deve essere il ruolo della scuola? Deve rinnovarsi?
"È una domanda complessa, in molte scuole con cui collaboro sento docenti e collaboratori che chiedono più rispetto, perché la figura dell’insegnante ha perso autorità e autorevolezza. I ragazzi imparano meglio e di più quando in una scuola ci sono norme, rispetto dei docenti e zero tolleranza di bullismo e violenza".