
La gioia di due studenti per aver superato il primo vero eseme della carriera scolastica
Quasi tutti promossi all’esame di terza media e alla maturità, con meno lodi rispetto ad altre regioni soprattutto del Sud, e meno diplomati con voti tra il 91 ed il 99 rispetto al 2023/2024. Questo il quadro lombardo che emerge dagli esiti degli esami di Stato conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione, pubblicati dall’Ufficio scolastico regionale e, a livello nazionale, da Mim. Per quanto riguarda il primo ciclo, il 98,6% degli studenti scrutinati è stato ammesso all’esame e il 99,9% degli ammessi ha ottenuto il diploma; il 2,8% ha ottenuto la lode (era il 3% nel 2023/24), rispetto al 5,2% nazionale. Per quanto riguarda le superiori, il 70,7% è stato ammesso alle classi successive (era il 71,7% nel 2023/24), mentre il 6,3% dovrà ripetere l’anno (il 7,4% nei professionali, il 9,1% nei tecnici, il 4% nei licei). Alla maturità, il 99,7% degli ammessi ha ottenuto il diploma; l’1,1% con lode (782), a fronte del 2,8% di media nazionale; tra le province lombarde, Cremona svetta col 3%. I ‘100’ sono stati il 4% (7,1% in Italia); continuano a diminuire, inoltre, in Lombardia i diplomati con votazione tra 91 e 99 (8,8% il valore di quest’anno contro il 9,2% dello scorso anno). Eppure, il confronto con le prove Invalsi dice che le regioni col numero più alto di lodi non sono quelle con i risultati più brillanti.
"Maturità e Invalsi – spiega Paolo Barabanti, professore bresciano ricercatore nazionale Invalsi – sono diverse; la prima è l’esito di un percorso, le seconde sono prove standardizzate su alcune materie. Nella maturità, le commissioni d’esame hanno la loro autonomia, e questo spiega la discrepanza". Al di là del dato percentuale, la conta delle lodi e dei voti sembra andare in direzione esattamente opposta alla protesta degli studenti che hanno scelto il silenzio nella prova orale, proprio contro un sistema che misura la persona con un voto. "Oggi ci si dovrebbe chiedere innanzitutto se ha senso una prova di maturità che la quasi totalità degli studenti supera e che, nonostante sia cambiata nel tempo, è ancora profondamente gentiliana, basata solo sugli argomenti dell’ultimo anno, come se gli altri fossero meno importanti. Forse questo esame dovrebbe essere ripensato. Il segno dei tempi – prosegue Barabanti – è proprio la protesta degli studenti, che dovrebbe esser letta con profonda serietà. Forse il loro non adeguarsi è un segno di maturità. O vogliamo che, dopo 13 anni, escano dal sistema scolastico senza pensiero critico? Fare la conta delle lodi rischia di non lasciar spazio ad altre riflessioni, ad esempio chi sono gli studenti che non ce la fanno".