
Il pedagogista Novara: un modello da riformare "Preparatevi in gruppo. Notti in bianco? Falso mito".
"Abbiamo sempre ritenuto l’esame di maturità qualcosa di sacro e anche folcloristico. Come la scena di ‘Ecce Bombo’ di Nanni Moretti, quando lo studente si porta dietro l’amico poeta, sul quale ha scritto la tesina. Dovremmo spogliarlo di tutto questo". Parola di Daniele Novara, pedagogista, counselor e formatore.
Quindi che significato dovremmo dare alla maturità?
"È un modo per concludere un percorso, anche se non si sa bene quale. L’età della scuola dell’obbligo è 16 anni, quindi si tratta di una tappa che riguarda solo la fine delle superiori. Un momento convenzionale".
Non segna il passaggio alla maturità?
"Ma quando mai! Le neuroscienze hanno procrastinato la fine dell’adolescenza al 23-25esimo anno di vita. Il concetto di maturità poi è psicologico. Questa scuola è impegnata nel farti imparare nozioni informative. All’esame di guida non basta la teoria: devi dimostrare di saper affrontare il traffico e superare una prova applicativa. La maturità è ferma a Giovanni Gentile".
Come ricorda il suo esame?
"Era il 1976. Il commissario usciva e diceva: ‘Allora, cosa vi chiedo?’. L’idea che la scuola debba verificare i contenuti non ha senso. Se fai il liceo scientifico dovresti essere in grado di mettere insieme risposte sul cambiamento climatico, il viaggio su Marte, le specie a rischio, i modelli matematici che permettono di tutelarci dall’AI. Il nostro esame è al limite del religioso. Del resto, quando Gentile nel 1923 fa l’impianto piramidale e all’apice mette il liceo classico, è l’epoca di una scuola italiana basata su un modello di somministrazione della verità. La maturità entra in questa visione: essere maturo rispetto a un afflato di conoscenze intangibili che per anni ti abbiamo propinato".
Il suo esame ideale?
"Come progettiamo la piazza della nostra città? È un esempio. E lo farei fare in gruppo, perché l’apprendimento cresce nella condivisione e reciprocità. Invece lo studio diventa materia esclusiva, basata sull’isolamento. È tutto arcaico. È l’immagine di Leopardi sui libri: sofferenza allo stato puro. Anche il Premio Nobel non viene più dato al genio, ma a più persone".
Quando cambierà la scuola?
"Quando cambierà il sistema di valutazione. La media matematica è follia. Se la scuola ha senso è quel luogo che ti porta dal deficit di apprendimento alla competenza. È farti fare il salto da 3 a 7 e non fare la media con 3 e 7. Perché lo scopo è liberarti dal 3 e non tenerlo come un baluardo. Sbagliare è normale, come fai altrimenti a imparare? C’è una concezione punitiva: 5 in condotta porta alla bocciatura, una pena da espiare. Lezione-studio-interrogazione è un metodo parossistico. Abbiamo bisogno di esperienze, laboratori, progetti. Mettersi alla prova, vivere la scoperta, trovare le domande e cercare le risposte".
Allo studente che sta per iniziare gli esami cosa diciamo?
"Tranquillo, la vita è un’altra cosa. La società chiede di passare da questa porta e tu fallo al meglio. Non sottovalutare, ma dai il giusto peso, così eliminerai anche l’ansia. Impegnati e non isolarti, preparati sempre insieme ai compagni perché è nella comunità che l’apprendimento si rafforza. Dormire è importante. Le notti in bianco sono un mito da sfatare: il cervello è una macchina che ha bisogno di eliminare i detriti".