IVAN ALBARELLI
Cronaca

Il Leonka e l’ipotesi sgombero: “Qua siamo e qua restiamo”. E il centrodestra se la prende con Sala

Il collettivo ribadisce la propria ferma volontà a restare in via Watteau, ma incombe la spada di Damocle dello sgombero delle “Mamme antifasciste” in programma il 10 dicembre. De Corato: “Il Viminale dica ora cosa vuol fare, si rischia l’effetto domino”

L'approdo in via Watteau risale al 1994, dopo l'allontamento del Leonka da uno stabile preso "in prestito" in via Salomone

L'approdo in via Watteau risale al 1994, dopo l'allontamento del Leonka da uno stabile preso "in prestito" in via Salomone

 Milano, 15 novembre 2024 – “Qua siamo e qua restiamo”. Dopo la condanna del Ministero dell’Interno a pagare 3 milioni di euro come indennizzo alla famiglia Cabassi per non aver dato esecuzione allo sgombero atteso da trent’anni dell’ex cartiera di via Watteau, nel quartiere di Greco, il collettivo di autogestione del Leoncavallo reagisce attraverso un lungo post sui suoi social e sul sito www.leoncavallo.org. “Le associazioni e i collettivi del Leoncavallo apprendono di un contenzioso – scrive il collettivo – che ha opposto la proprietà di via Watteau e il ministero dell'Interno. Conclusosi con la condanna di quest'ultimo per condotta omissiva nell'utilizzo della forza pubblica nel procedimento di sfratto in essere da molti anni”. Dopo queste prime dichiarazioni, il Leonka riporta indietro l’orologio di 25 anni, quando a Palazzo Marino c’era il centrodestra con Albertini.

La memoria torna ad Albertini

“”Sarò il sindaco di tutti, da Tronchetti Provera al Leoncavallo”: così disse Gabriele Albertini al suo primo mandato come sindaco, correva l’anno 1997. Come sono evolute le cose a Milano è di fronte agli occhi di tutti, non solo per il Leoncavallo. ed è evidente che, eventualmente, la condotta omissiva è piuttosto ampia. Amministrazione comunale dopo amministrazione. Le associazioni e i collettivi hanno, in questi quasi trent'anni, dato la disponibilità a tutti i soggetti coinvolti per una soluzione del contenzioso. Soluzione che si è avvicinata e allontanata numerose volte”. “Capiamo che le recenti polemiche che accomunano ragazzi e ragazze “con le zecche” abbiano un qualche peso. Tuttavia nel confermare ogni disponibilità al dialogo, ricordiamo però che della destinazione pubblica di via Watteau non decidiamo noi né la proprietà privata, né il rappresentante del Governo. Come sempre, decide Milano. Dunque, allo stato dell'arte, qua siamo e qua restiamo”.

La sentenza

Con la sentenza di ieri della Corte d’Appello di Milano, e la condanna del Viminale, si sono riaccesi i riflettori sullo storico centro sociale da mezzo secolo protagonista della vita milanese. Rinfocolando inevitabilmente le polemiche politiche. Se la prende inevitabilmente con Sala, il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale Riccardo Truppo: “Quante volte Sala ha posto la questione dello sgombero dei centri sociali, in particolare del Leoncavallo, sui tavoli dei vari Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica ai quali ha partecipato? – si rivolge così Truppo al primo cittadino – I milanesi hanno il diritto di saperlo. La sua responsabilità diretta sulla questione sta tutta lì. Ha intenzione in primis di pronunciarsi in merito alla priorità di sgombero degli abusivi del Leoncavallo per ripristinare la legalità in città?”. 

Daniele Farina assieme a Vittorio Sgarbi Il "leader" del Leonka, poi consigliere comunale e deputato, Daniele Farina assieme a Vittorio Sgarbi. Sgarbi aveva riconosciuto il valore artistico dei murales
Il "leader" del Leonka, poi consigliere comunale e deputato, Daniele Farina assieme a Vittorio Sgarbi. Sgarbi aveva riconosciuto il valore artistico dei murales

La data del 10 dicembre

Ma quando potrebbe arrivare forze dell’ordine e ruspe in via Watteau? Un prossimo tentativo di sfratto è in programma il 10 dicembre. Nel mirino c’è l’associazione Mamme antifasciste: “Quel giorno alle 10 del mattino l'ufficiale giudiziario e gli avvocati della proprietà tenteranno di procedere allo sfratto”, rende noto sempre sulla home page del sito il collettivo. A chiedere al Viminale di intervenire prima del 10 dicembre è Riccardo De Corato, storico nemico e antagonista per anni del Leonka, soprattutto negli anni in cui ricoprì la carica di vicesindaco (oggi è deputato di Fratelli d'Italia e vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera): “Alla luce della recente sentenza che ha riconosciuto un risarcimento milionario al proprietario dell'area di via Watteau, chiedo quindi al Viminale di indicare al più presto, prima del prossimo tentativo di sfratto del 10 dicembre, quali misure intenda adottare per affrontare questa situazione e quale strategia verrà messa in atto affinché si risolva il problema dei centri Sociali abusivi. Il caso apre infatti la strada ad altri dieci proprietari di stabili occupati abusivamente dagli antagonisti e no-global che potrebbero seguire l'esempio, avviando ricorsi con richieste di risarcimento altrettanto elevate”. Per De Corato “serve un intervento deciso per tutelare i diritti dei legittimi proprietari, prevenire ulteriori occupazioni illegali e fermare l'emorragia di risorse pubbliche che tali controversie potrebbero comportare”.

Riccardo De Corato al Leoncavallo: è stato per anni il più accanito oppositore del collettivo
Riccardo De Corato al Leoncavallo: è stato per anni il più accanito oppositore del collettivo

Una contesa lunga trent’anni

La querelle giudiziaria fra la famiglia Cabassi è il Leoncavallo si trascina senza soluzione da oltre trent’anni. Nella primavera del 1989 l'immobiliare "Scotti" vende l'area di via Leoncavallo – sede originaria dal 1975 del centro sociale – al gruppo "Cabassi", che ottiene dal sindaco (socialista) dell’epoca, Paolo Pillitteri, l’impegno a sgomberare il centro sociale per poterlo demolire e costruire sulle sue spoglie uffici e negozi. Ironia della sorte quando il Leoncavallo, dopo un breve trasferimento in via Salomone, nell’estrema periferia sud, nel 1994, occupa l’ex cartiera di via Watteau a Greco si ritrova ancora una volta ad avere a che fare con la famiglia Cabassi, titolare anche di questo immobile abbandonato. All’inizio il collettivo può contare sull’avallo dei proprietari – “a dare agli abusivi le chiavi, temporaneamente, dello stabile per entrarvi – ricorda De Corato –. Poi lo stesso se ne pentì" – ma successivamente deve fare i conti con una reiterata opposizione. E continue e pressanti richieste di sgombero rimaste fino ad oggi lettera morta.