REDAZIONE MILANO

La doccia gelata in via Watteau: "Una brutta notizia per tutti noi in vista del 50esimo anniversario"

Le voci dal collettivo. Riunione d’urgenza in vista di una reazione ufficiale

L’ingresso dello storico centro sociale nell’ex cartiera in zona Greco

L’ingresso dello storico centro sociale nell’ex cartiera in zona Greco

"Una brutta notizia. Proprio mentre ci stavamo preparando al nostro 50esimo anniversario". Si possono riassumere così le prime reazioni dal Leoncavallo. Voci da via Wattau, al quartiere Greco. Nulla di ufficiale, ancora ("dobbiamo riunirci per discutere della situazione" fanno sapere alcuni esponenti del collettivo) ma il senso è questo. La notizia li ha colti di sorpresa, ieri: la Corte d’appello di Milano ha condannato il Ministero dell’Interno a risarcire con circa tre milioni di euro la società Orologio, della famiglia Cabassi, per il mancato sgombero dello stabile di via Watteau – di proprietà della società – in cui ha sede lo storico centro sociale Leoncavallo il cui rilascio era stato deciso nel 2003 e confermato dalla Cassazione nel 2010. La Corte d’Appello ha condiviso le ragioni della proprietà che lamentava una "condotta omissiva della pubblica amministrazione, consistita nell’ingiustificata mancata concessione della forza pubblica al fine di consentire l’esecuzione dei provvedimenti giurisdizionali", come chiesto più volte negli anni. Tutto questo potrebbe essere un preludio di sgombero? Quali sono i timori?

"Abbiamo appreso la notizia nel pomeriggio – spiega uno dei ragazzi del centro sociale –. Stiamo leggendo le reazioni politiche; stasera (ieri per chi legge, ndr) ci riuniremo, ragioneremo insieme sul da farsi e poi scriveremo una nota che sarà la nostra reazione ufficiale. Ma si può già dire che non facciamo certo i salti di gioia: tra due mesi entreremo nel nostro cinquantesimo anno di vita. Un traguardo importante per il quale stavamo già mettendo in cantiere iniziative". Tutto sospeso, ora.

Negli spazi di via Watteau il collettivo "continua la lotta antifascista", porta avanti la missione per l’"ospitalità e l’integrazione di immigrati e dei senza voce, l’incontro tra generazioni diverse organizzando dibattiti politici, serate di elettronica, jazz, reggae, hardcore e cinema, alternando corsi di teatro e di musica". Ma sempre con una spada di Damocle sulla testa. Una gigantesca questione irrisolta dal 1994, anno in cui la ex cartiera in zona Greco è stata occupata, dopo le precedenti invasioni del collettivo in via Salomone e l’originaria in via Leoncavallo, nel 1975. E la sentenza esecutiva dello sgombero del Leoncavallo risale al 2003.

"Noi non abbiamo mai smesso di promuovere iniziative per la collettività – dice una donna, tra i referenti –, siamo attivi tutti i giorni, tranne il martedì e il mercoledì. Organizziamo di tutto: concerti, serate di musica, spettacoli, presentazioni di libri e proiezioni di film. Ma non solo. Abbiamo anche la scuola d’italiano per stranieri e, in questi spazi, ci sono pure gli allenamenti di Bike polo", sport simile all’hockey e al polo a cavallo, che è sostituito dalla bicicletta. "Il centro sociale è frequentato da centinaia di persone di varie età, ogni settimana". Tra i “gruppi attivi“, L’Associazione Mamme Antifasciste del Leoncavallo, la cui presidente oggi ha 77 anni. "Non possiamo permettere – conclude un militante - che 50 anni di storia milanese vengano distrutti. Una soluzione ci deve essere. Tra due mesi – ribadisce – entreremo nel nostro 50esimo anno". Qualcuno evidenzia anche che "nei sotterranei del complesso ci sono anche i primi graffiti da noi realizzati: un pezzo di storia di street art".

Marianna Vazzana