
Uno dei clienti de “La corte dei lavandai“ davanti all’attività Ieri ha riavuto la propria giacca dopo mesi
Milano – “A me viene rabbia, perché il succo di questa storia è che le persone perbene non sono mai tutelate. Ci abbiamo messo mesi per riavere le nostre cose. E non tutti le hanno trovate”.
La processione in via Marchesi de Taddei 18, a due passi da via Sardegna e viale Misurata, è cominciata ieri alle 8: uno dopo l’altro si sono presentati i clienti della tintoria “La corte dei lavandai” che a metà novembre, di punto in bianco, hanno trovato la serranda abbassata e non hanno più saputo nulla dei propri indumenti. Con il passare delle settimane e i nervi sempre più tesi, più persone, almeno una ventina stando a quanto risulta al Giorno, si sono rivolte ai carabinieri sporgendo denuncia per appropriazione indebita. Una storia raccontata su queste pagine lo scorso febbraio.
L’apertura
La svolta due giorni fa, quando dopo 6 mesi è apparso un cartello sulla cler: “Si comunica che nelle date del 9 e del 10 giugno, dalle 8 alle 20 sarà possibile ritirare i capi. Dopo queste date, chiamare questo numero dalle 9 alle 13 (lunedì-venerdì): 3515110836”. Ieri il viavai è andato avanti per tutto il giorno. “Mia moglie è passata a ritirare la mia giacca da 1.500 euro”, dice un cliente nel primo pomeriggio. Lavata? “No”. soddisfatta una donna che in quella lavanderia aveva portato lo scorso settembre l’abito da sposa della figlia: “Per fortuna ho recuperato l’abito e soprattutto il velo, la parte più preziosa. Nulla è stato lavato. Ora è nelle mani di professionisti seri. Ma è stato tremendo non ricevere risposte per mesi e non sapere che fine avesse fatto”. Alcuni indumenti lavati, invece, erano custoditi nei cellophane.
Niente rimborsi
Alla gioia di aver finalmente di nuovo in mano i propri abiti, per qualcuno si aggiunge però l’amarezza di non aver ricevuto il rimborso dei soldi versati in anticipo, per un servizio che non c’è stato. “Io, che ho trovato i miei indumenti sporchi, sono stata addirittura insultata per aver chiesto di riavere i miei 41 euro”, lamenta una donna. “Non mi cambiano la vita ma è una questione di principio”. E non è l’unica.
Il titolare
Ieri si è presentato anche l’ex titolare della tintoria, che dopo 10 anni di attività aveva passato il testimone lo scorso luglio. E dietro il banco c’era il nuovo gestore, su cui da mesi si riversa l’ira dei clienti. “La gente – dice l’uomo, Francesco G. – mi ha denunciato dicendo che io tenevo in ostaggio i vestiti. Ma io mettevo i cartelli e venivano strappati...”. Continua: “Abbiamo aperto a luglio e, fino a settembre siamo andati benissimo. Poi il ragazzo che lavorava qui ha avuto seri problemi: c’è stato un tumore, un infarto, la morte della madre anziana... Abbiamo provato a ripartire ma è stato impossibile. Ora stiamo restituendo tutti i vestiti. Non apriremo più l’attività”. E i rimborsi per chi ha pagato senza usufruire del servizio? “Tramite avvocato capiremo il da farsi”.