NICOLA PALMA
Cronaca

Omicidio Teresa Meneghetti, l’abisso del killer quindicenne: "Sono entrato e ho attaccato. Ho sfogato la rabbia su di lei"

Delitto di via Verro a Milano, l’adolescente è stato fermato il 14 maggio con l’accusa di aver strangolato l’ex vicina di 82 anni, “Terry” per tutto il quartiere. Il verbale choc: "Tutti parlano male di me, i miei compagni e anche una ragazza che mi piaceva"

Omicidio Teresa Meneghetti, l’abisso del killer quindicenne: "Sono entrato e ho attaccato. Ho sfogato la rabbia su di lei"

Milano – Tardo pomeriggio del 14 maggio, siamo negli uffici della Questura di Milano. M.S., quindici anni compiuti a novembre, è seduto davanti al pm Pietro Moscianesi Santori e agli agenti dele Volanti, assistito dall’avvocato d’ufficio Giulia Benvenuti. Qualche ora prima, i poliziotti sono arrivati a casa sua, in zona Vigentino, allertati da una drammatica telefonata della madre: "Venite subito". Il figlio le ha appena confessato di aver ucciso l’ex vicina del terzo piano di via Verro 46, la ottantaduenne Teresa Meneghetti, la Terry per tutto il quartiere. Purtroppo il suo racconto è tragicamente vero: quando gli investigatori aprono la porta dell’appartamento, trovano l’anziana a terra. "Sono in Italia da nove anni con mia mamma e mia sorella", le prime parole dell’adolescente durante l’interrogatorio. Dopo alcune domande preliminari sugli sport praticati ("Gioco a basket, però mi ammalo spesso") e sulle abitudini di vita ("Non mi piace tanto uscire"), ecco gli interrogativi sull’omicidio.

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Ed è in quel momento che il quindicenne spalanca lo sguardo sull’abisso senza ritorno in cui è sprofondato, trascinando con sé senza alcun motivo la signora Meneghetti: "Non volevo andare a scuola, mi sono seduto sulle scale e ho aperto: ero arrabbiato con lei perché nei mesi scorsi le avevo chiesto aiuto e lei non me l’aveva dato". Le telecamere certificano che M.S. ha varcato alle 9 il portone d’ingresso del palazzo. La pensionata non è in casa, tornerà solo verso mezzogiorno. Lui aspetta e poi la vede passare: "Una parte di me diceva di andare e una parte di me diceva di non andare". Alla fine, il ragazzino suona il campanello: "Lei ha aperto". E poi? "Ho tentato di strangolarla e siamo caduti a terra. Siamo caduti per la spinta. Ho visto una lampada a forma di pietra e l’ho lanciata contro di lei. L’ho lanciata e l’ho lasciata cadere per tre-quattro volte". A delitto compiuto, M.S. prende la lampada e la infila nello zaino, per poi andarsene verso le 13: "Ho preso la 95 e sono andato a casa. Ho raccontato tutto a mia madre, le ho raccontato tutto". Gli inquirenti tornano sul movente: "Perché sei andato lì alle 9?".

"Era l’unico posto sicuro dove i miei compagni non mi potevano vedere", risponde il minorenne. Sì, ma perché? "Ero scappato di casa e avevo chiesto alla signora Teresa se mi poteva aiutare". M.S. afferma di aver provato "vergogna" per quello che ha fatto: "Mi sentivo colpevole, ma anche arrabbiato". Una rabbia covata chissà per quanto tempo. Una rabbia, metterà a verbale, generata dalla sensazione che tutti ce l’abbiano con lui: "Le persone sono contro di me e mi sono sfogato su di lei". E ancora: "Una ragazza che mi piaceva parla male di me. I miei compagni di scuola parlano male di me. Anche gli insegnanti. Ho avuto attacchi di rabbia, ma è la prima volta che mi succede così".

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Teresa Emma Meneghetti, 82 anni, è ricordata da chi la conosceva come una persona buona e generosa: aiutava tutti, anche il ragazzo che poi l’ha uccisa

Gli chiedono di quello che ha fatto dopo l’assassinio e del tragitto in autobus fino allo stabile in cui vive con la madre, a qualche chilometro di distanza da via Verro: "Nessuno si è accorto che ero sporco di sangue. Io non riuscivo a pensare a niente. Guardavo in alto. Ho portato via la lampada senza pensarci". Dopo quelle parole, M.S. viene fermato con l’accusa di omicidio e portato al minorile Beccaria. Due settimane dopo, si tengono i funerali di Teresa Meneghetti nella chiesa di Santa Maria Liberatrice: "Noi abbiamo avuto l’ergastolo – lo sfogo della figlia Silvia –. Le leggi devono cambiare: le pene devono essere severe e devono essere applicate anche ai tredicenni, ai quattordicenni, ai quindicenni e ai sedicenne nella stessa misura dell’adulto. Io chiederò giustizia per la mia mamma, che era una persona splendida, generosa, altruista. Ha sempre fatto del bene e ha sempre aiutato tutti, anche quello che è stato il suo assassino".