ANDREA GIANNI
Cronaca

Sempre più anziani vittime del gioco d’azzardo. E c’è chi ha svuotato il conto corrente di famiglia

Milano, dalla periferia storie di dipendenza e solitudine. Il 26% dei ludopatici ha più di 65 anni. E il sistema sanitario lombardo spende 1,5 milioni all’anno

La piaga del gioco d’azzardo

La piaga del gioco d’azzardo

Milano – Una donna, alla cassa, paga il caffè e quattro “gratta e vinci" da cinque euro. Poi si affretta alla ricerca dei numeri fortunati mentre, al di là di un separè, il rumore delle macchinette in funzione scandisce le ore. Nessuno parla, lo sguardo è fisso sugli schermi. Un operaio delle nettezza urbana entra, compra le sigarette e corre a giocare. Scene quotidiane in un bar di periferia a Milano, dove i giocatori bruciano denaro e ore di vita. Uomini e donne, giovani lavoratori e anche pensionati che trovano nell’azzardo un antidoto alla solitudine. Problemi in aumento intercettati da associazioni e da sindacati che operano a contatto con la popolazione più anziana.

"Tra i ludopatici ci sono molti over 65 che buttano la pensione giocando online, alle macchinette o con i gratta e vinci – spiega Valeria Cavrini, segretaria della Uil Pensionati –. Secondo le stime rappresentano il 26% dei giocatori patologici ed è più difficile avvicinarli e sensibilizzarli sulla loro dipendenza. Sono persone che spesso vivono sole, non hanno una rete familiare attorno, e quando si interviene rischia di essere troppo tardi. Per questo sarebbero utili strutture specializzate nei Municipi di Milano, presidi nei quartieri".

I numeri, diffusi durante il coordinamento lombardo di “Mettiamoci in gioco“, fotografano l’entità dei danni: alla fine del 2022 sul territorio lombardo sono state prese in carico oltre 2.500 persone con disturbo da gioco d’azzardo, per un volume di prestazioni sanitarie e psico-socio-educative pari a circa 1,5 milioni di euro. In un anno, secondo l’ultimo report dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la Lombardia ha bruciato 12 miliardi solo nel gioco d’azzardo fisico legale: principalmente videolotterie (3,7 miliardi) e slot machine (3,6 miliardi). Altri 9 miliardi - secondo stime al ribasso perché non tengono conto di fenomeni sommersi come il sistema finito al centro dell’inchiesta sulle scommesse clandestine che sta facendo tremare il mondo del calcio - sono andati in fumo in Lombardia per il gioco online, modalità che attira la fascia più giovane e realizza valori in costante crescita. Dietro i numeri ci sono storie di vite rovinate, di famiglie ridotte in povertà, raccolte dalle associazioni che fanno parte del coordinamento. Un uomo si è trovato con il conto corrente svuotato dalla moglie che ha bruciato con il gioco d’azzardo 100mila euro, tutti i risparmi della famiglia. Un altro, soffocato dai debiti, ha dovuto vendere il suo negozio e tutti gli oggetti di valore.

"Attorno a queste persone ruotano usurai e criminali – spiega Angela Fioroni, responsabile del coordinamento in prima linea per diffondere la campagna dei Comuni del Milanese – che offrono denaro anche in cambio della disponibilità a fare da prestanome o ad aprire la propria casa per attività illecite. Così persone incensurate, che non avevano mai avuto problemi con la giustizia, si sono trovate coinvolte in indagini, con accuse pesanti. Guardando i dati dei Comuni si può osservare una proporzione che purtroppo si ripete costantemente: i soldi bruciati nel gioco sono il doppio rispetto alle somme che un’amministrazione stanzia per i servizi sociali. E i giocatori patologici che accettano di seguire percorsi di recupero sono ancora pochissimi rispetto al totale". Il coordinamento ribadisce l’appello, lanciato al Governo e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per la "pubblicazione libera online dei dati sul gioco pubblico fisico e a distanza da parte dell’Agenzia Dogane e Monopoli", anche per consentire ad amministrazioni e associazioni di studiare azioni più incisive.

"I Comuni possono agire limitando l’apertura di sale slot e regolando gli orari – prosegue Fioroni – e Milano su questo fronte può fare di più. In centro non ce ne sono perché creano degrado, ma il problema semplicemente si sposta in periferia. Tra le amministrazioni sta agendo in maniera efficace il Comune di Rho, anche creando una rete per contrastare il fenomeno. Molti anziani iniziano a giocare per solitudine, perché non hanno più punti di riferimento". Idee e proposte sul tavolo mentre nei bar, come ogni giorno, il suono delle macchinette in azione scandisce lo scorrere del tempo.