GIULIO MOLA
Cronaca

Calcio a pagamento, la mamma sotto ricatto: "Subito ho dato 2mila euro, poi chiedevano altri soldi"

Ci sono settori giovanili dove più del merito vale il reddito. Col relativo prezziario della vergogna che consente di ‘comprarsi’ posti in squadra

Maglie a pagamento nelle categorie giovanili

Maglie a pagamento nelle categorie giovanili

Milano – Da una parte l’illusione di poter giocare, dall’altra la certezza di dover pagare. Ci sono settori giovanili dove più del merito vale il reddito. Col relativo prezziario della vergogna che consente di ‘comprarsi’ posti in squadra ma pure le convocazioni nelle rappresentative.

Si va dai 10mila euro per una maglia negli allievi fino agli 80mila per allenamenti in prima squadra con esordio. Dipende dalla categoria e da falsi procuratori che con la complicità di alcuni dirigenti camuffano le mazzette del pallone sotto forma di spese necessarie per coprire vitto e alloggio che, nel caso di calciatori minorenni, dovrebbe essere a carico della società. Una mamma che vive nell’hinterland milanese, con coraggio, rompe il muro di omertà.

Approfondisci:

L'affondo dell'ex bomber: "Questo calcio fa male ai ragazzini"

L'affondo dell'ex bomber: "Questo calcio fa male ai ragazzini"

Perché ha deciso di parlare?

"Intanto le chiedo l’anonimato, perché io e mio marito temiamo ripercussioni sul nostro ragazzo di 16 anni. Ma certe cose le abbiamo vissute di persona".

Anche lei costretta a pagare i sogni di suo figlio?

"Nel dorato mondo del pallone c’è tanto marcio. Anche per colpa dei genitori. Mio figlio era in un gruppo di under 16 con padri e madri consenzienti che versavano di tutto, dal premio formazione alle commissioni ai dirigenti... Altri portavano lo sponsor".

E questa cosa pare sia molto frequente, purtroppo...

"C’è di più. Mio figlio è un classe 2009. È stato segnalato da un suo ex allenatore ad una persona vicina ad un procuratore sportivo, per eventuali provini. Lo contattano tramite whatsapp, ma nel giro di pochi miuti scopriamo che il provino non serviva. E pur non avendo mai visto il ragazzo giocare, questa persona ha proposto prima a lui e poi a me una squadra di Lega Pro nel Nord-Est. Chiedendo per lui 2mila euro di diritti d’agenzia".

Qualche dubbio le è venuto?

"Certo, anche se decisi che avrei versato quei soldi per far provare l’esperienza a mio figlio. Ma il club organizzò un ‘campus’ e scoprimmo che era a pagamento. A quel punto si presentò una persona con la divisa sociale, disse di essere un collaboratore del responsabile del settore giovanile. Fu l’inizio dell’incubo: quel tipo cominciò a telefonarmi e messaggiarmi in continuazione, ripetendo che alla firma avrei dovuto versare pure 1.500 euro a lui su Postepay per il ’disturbo’ e altri 600 euro al mese per le spese di convitto...".

E lei cosa fece?

"Ero sconcertata. Chiesi a che titolo avrei dovuto dargli altri soldi dicendogli che ne avrei discusso con la società. Lui rispose sbraitando “il lavoro si paga!“. Replicai senza alzare la voce dicendo che avrei pagato al momento della firma ma subito dopo denunciai tutto al direttore generale, l’unica persona disponibile. Quando il diretto interessato fu chiamato per dare spiegazioni ovviamente negò tutto, e con lui il responsabile del settore giovanile, ma dopo la firma ho ricevuto telefonate e messaggi in cui il solito personaggio mi ricattava: “Se non paghi ti faccio strappare il tesseramento“. Ero terrorizzata ma non volevo pagare".

Suo figlio intanto giocava...

"Purtroppo no. All’inizio era candidato per una maglia da titolare ma è finito in panchina perché non ero disposta a pagare. Ogni tanto mi chiamava chiedendomi dove l’avessi mandato perché tra i compagni del convitto si parlava di cifre che partivano dai 3mila fino ai 20mila euro pagate dai genitori per il ‘minutaggio’. Dopo tre mesi non ci ho visto più, sono andata sul posto e i dirigenti mi hanno mandata dal mister: “Suo figlio è un ragazzo senza talento“. Subito dopo mi ha contattato un altro procuratore, raccontandomi che non era l’allenatore a fare la distinta, ma che i giocatori e il minutaggio erano decisi dall’alto in seguito ad accordi finanziari. Ora mio figlio è tornato in Lombardia. Gioca nei regionali ma almeno si diverte".