Mazzette nel calcio: l’illusione di poter giocare, la certezza di dover pagare

Ragazzi dalla Lombardia alle giovanili di un club di serie C: il ds chiedeva soldi per provini, vitto, alloggio e non solo

Calcio giovanile

Calcio giovanile

Milano – Nel sottobosco del calcio giovanile troviamo storie di talenti e storiacce da denunciare. Come quella di un (ex) dirigente di una squadra professionistica di serie C, il Pontedera, pagato dai genitori (con causali diverse) per dare spazio ad alcuni ragazzi.

"Mandai una segnalazione alla Figc nell’agosto nel 2023 - ci racconta la mamma di uno di quei calciatori - e mi fu risposto che dovevano acquisire alcuni dettagli. Spiegai bene cosa succedeva nelle squadre del vivaio, in particolare la Juniores e la Primavera: il ds del settore giovanile faceva accordi economici con i genitori, di fatto soldi in cui si parlava pure di minutaggi dei figli. Oltre alle spese per i provini di tre giorni con obbligo di soggiorno in una determinata struttura. Altri genitori erano anche in possesso di registrazioni consegnate agli inquirenti...".

Le indagini sono poi state condotte da due componenti della Procura Federale e la sentenza è arrivata qualche settimana fa: 6 mesi di inibizione a Emiliano Branca, il collaboratore tecnico del settore giovanile del Pontedera, cui è stata contestata "una condotta per avere svolto in favore del club la funzione ed attività di direttore sportivo delle squadre militanti nelle categorie Primavera e Juniores, con particolare riferimento alla composizione ed organizzazione dei gruppi squadra, alla selezione ed ingaggio dei calciatori, alla gestione dei rapporti tra società e calciatori ed alla gestione dei calciatori fuori sede, pur non essendo iscritto nell’Elenco Speciale dei Direttori Sportivi".

Di più. La Procura federale ha contestato al dirigente anche di "avere, nel corso della stagione sportiva 2022-2023, procacciato o, comunque, favorito il tesseramento di giovani atleti presso il Pontedera, proponendo loro condizioni inique e violative della normativa federale, quali il previo impegno a farsi carico delle spese dovute per vitto ed alloggio, facendo a tal fine sottoscrivere ai genitori di alcuni calciatori scritture private con cui si impegnavano a corrispondere, e che di fatto corrispondevano direttamente in mani dello stesso tramite assegni, bonifici bancari o contanti, somme di denaro per spese di convitto (per un totale di oltre 27.000 euro) oltre a somme di denaro per abbigliamento sportivo, tesseramento e trasferte che vanno dai 1.500 euro passando per i cinquemila e fino a 7mila euro".

Va detto che in passato Emiliano Branca era già stato inibito due volte: nel maggio 2010 per cinque mesi e nel giugno 2017 per dodici mesi, poi ridotti ad otto, perché, come scritto nel comunicato di allora, "qualificandosi come agente Fifa senza averne mai conseguito titolo, utilizzando la Asd Atletico Pignataro non più affiliata alla Figc sin dall’anno 2015 e spendendo il nome della cosiddetta agenzia Talent soccer scout" organizzava raduni per giovani calciatori, non autorizzati. Ovviamente dopo l’ultima sentenza Branca si è dimesso ma resta lo sconcerto fra i tanti giocatori coinvolti e le loro famiglie.

Non erano pochi i ragazzi scovati al Nord, fra Cuneo e Novara. E poi in Lombardia, chi nella Brianza Olginatese e qualcun altro nel Lodigiano. Oltre all’allenatore della Primavera, uno stimatissimo tecnico brianzolo che non ha ceduto ai ricatti ed è stato allontanato. "Purtroppo c’è chi non parla perché è d’accordo e chi resta in silenzio perché ha paura - spiega mamma coraggio -. Un genitore è pronto a tutto per i propri figli: bisogna essere pronti in certi casi a pagare 10mila euro per una stagione a cui vanno aggiunti altri soldi per il minutaggio che il più delle volte vengono spartiti con pseudo-procuratori complici".