Milano – “Nel primo atto il coro che canta ‘viva la guerra’ è da brividi: fa quasi male guardare questi ragazzi che, ingenui, ignari vanno incontro alla morte, con tanta leggerezza. Poi però si vede la miseria e la devastazione che la guerra porta. È un’opera che fa riflettere oggi”.
Ll’étoile Roberto Bolle plaude alla scelta di portare alla Scala La Forza del Destino, dopo un quarto di secolo e 59 anni dall’ultima prima. “Ci parla, rispecchia il mondo attuale. E da qui ci aggrappiamo a questo grido di speranza, di pace e di amore”. La guerra è presente non solo in tutti e quattro gli atti dell’opera diretta da Riccardo Chailly e con la regia di Leo Muscato, ma anche nei commenti di chi esce all’intervallo e a pochi metri di distanza nei cori della piazza. C’è chi, all’arrivo al Piermarini, non dimentica la tensione fuori e la fatica per raggiungere il Teatro: “Sono entrata in un posto di bellezza e musica con tutta la polizia intorno. Sono a disagio. Sembra che si difende una élite mentre si difende la musica, la bellezza in una giornata di festa per Milano”, ha sottolineato la regista Andrée Ruth Shammah. “Bellissimo l’anelito alla pace – sottolinea l’attore Alessio Boni –. Però c’è la guerra che è più forte e domandiamoci perché. Come le falene sono attratte dal fuoco nonostante si brucino, così è l’uomo”. Lo dirà anche il tenore Brian Jagde, una volta chiusa l’impresa: “L’opera racconta tutto ciò che succede nel mondo, guerre dopo guerre: non impariamo mai. Per questo continuiamo a fare queste opere fino a che non smetteremo di uccidere”.
“È un’opera che tocca ahinoi temi di grande attualità – ricorda Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano –: viviamo con guerre e conflitti alle porte d’Europa che portano distruzione e morte. È inevitabile pensare al nostro presente. E c’è un messaggio di pace che Milano fa suo: mi sembra la lettura più giusta e più bella. È un’opera con una forte connotazione politica e totale”.
A sorprendere tutti sono stati gli applausi scroscianti a scena aperta. Il primo alla diva Netrebko - accompagnato da urla - ha fatto commuovere anche Bolle. Lo racconta il ballerino, che approva la scelta registica di dilatare i tempi lungo quattro secoli e la “ruota del destino” altra protagonista sul palcoscenico e nei commenti del foyer: “Riempie la scena, la rende molto dinamica, e funziona anche nella visione in diretta televisiva”, dice ancora Bolle. Gira in senso opposto a quello dei personaggi, è funzionale ai cambi di scena.
Già al primo intervallo, nel foyer, si sente un grido di gioia: è della squadra che ha accompagnato il regista Leo Muscato; la costumista Silvia Aymonino e la scenografa Federica Parolini si abbracciano. Un sospiro che spazza via la tensione fino all’ultimo atto e a quell’ovazione che spazza via ogni dubbio: La Forza del destino porta fortuna alla Scala, alla faccia delle dicerie. E parla a noi, oggi.