NICOLA PALMA
Cronaca

La conferma dalla Turchia: "Il morto è Hayati Aroyo"

Le impronte analizzate in patria hanno dato la certezza sull’identità dell’uomo. Indagini della Mobile sul giro di conoscenze: faro sulle condizioni economiche.

I rilievi della Scientifica nel monolocale di via Fogagnolo distrutto dalle fiamme

I rilievi della Scientifica nel monolocale di via Fogagnolo distrutto dalle fiamme

Di dubbi ce n’erano pochissimi. Nelle ultime ore, però, è arrivata anche l’ufficialità: è di Hayati Aroyo il cadavere carbonizzato ritrovato nel monolocale al piano terra di via Fogagnolo 130 a Sesto San Giovanni. La conferma sull’identità è arrivata alla polizia italiana dalle autorità turche, grazie al confronto tra le impronte in archivio e quelle prese sul corpo.

Una conferma che poco sposta nelle indagini della Squadra mobile, che già dalle prime ore si sono concentrate sulla vita del sessantaduenne, da tempo a Milano e con doppia cittadinanza. In città aveva pure una casa, ma l’aveva venduta nel 2022, evidentemente per far fronte a difficoltà economiche. Dal suo passato (e dai ritagli di giornale che aveva conservato) è spuntato pure un episodio legato a una faida tra le due associazioni criminali più potenti dell’Anatolia: il 31 gennaio 2005, fu testimone oculare dell’uccisione del cognato, il boss Huseyin Saral, davanti a un centro commerciale di Crotone; Aroyo, che era alla guida dell’auto, scampò all’agguato letale.

Poco più di una settimana fa, il sessantaduenne, che non navigava in buone acque dal punto di vista finanziario e che aveva anche beneficiato del reddito di cittadinanza, si era trasferito nell’appartamento a due passi dal centro storico di Sesto: un amico ventenne, studente fuorisede della Bicocca, glielo aveva concesso in uso per i due mesi che avrebbe trascorso al Sud per la sospensione estiva delle lezioni accademiche.

Lì Aroyo è stato assassinato con trenta coltellate tra petto, addome e pube; tracce di un fendente sono state evidenziate dall’autopsia anche sul braccio destro, segno di un estremo tentativo di difesa. Il delitto sarebbe avvenuto attorno alle 2, quando alcuni testimoni hanno sentito litigare e poi chiedere aiuto. Il killer sarebbe uscito dallo stabile, per rientrare un’ora dopo e dare fuoco all’abitazione. Stando a una prima ricostruzione, l’omicida avrebbe sollevato di peso il cadavere dell’uomo, verosimilmente ucciso in un altro punto della casa, e l’avrebbe sistemato di traverso sul letto, con le gambe penzolanti. Poi il rogo, appiccato con un accelerante o dando fuoco al materasso con un accendino.