Addio all’architetto Italo Rota, “uno degli spiriti più liberi e geniali di Milano”

Omaggio al designer scomparso a 70 anni. Il sindaco: “Mi è stato vicino quando nessuno credeva all’Expo”

Italo Rota

Italo Rota

Milano – “Quando nessuno credeva in Expo mi è stato vicino con idee ed energia. La sua opera continuerà ad accrescere il fascino di Milano nel mondo" : il sindaco Beppe Sala, piangendo Italo Rota, "uno dei massimi architetti mondiali, uno degli spiriti più liberi e geniali di Milano", intreccia al riconoscimento professionale internazionale un ricordo più intimo. E non è il solo: il cordoglio e il ringraziamento sono corali. "Come dicevi tu stesso, “la saggezza è essere seri e avere un progetto folle”", lo cita l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi: "Grazie Italo, per tutto quello che hai dato a Milano e al mondo, per il tuo contributo in passione, competenza, luce e colore. Milano custodirà gelosamente il “tuo” Museo del Novecento e la tua eredità di intellettuale e artista libero e coraggioso, sempre un passo avanti".

"Italo era un grandissimo innovatore, uno di quei rari progettisti capaci non solo di dare risposte nuove, ma di farsi domande nuove": sottolinea l’architetto Carlo Ratti, ripercorrendo l’amicizia nata lavorando al progetto Expo Milano 2015, coltivata a Dubai e le "collaborazione su larga scala". "Tutti i progetti degli ultimi cinque anni li abbiamo portati avanti insieme – continua –. Italo amava giocare, con splendida profondità, e il modo in cui ci siamo incontrati mi ha spesso fatto pensare che il design, nei suoi momenti migliori, sa uguagliare una delle capacità della grande poesia: essere sintetico e toccante, ellittico e scintillante".

Non dimentica il suo spirito controcorrente il suo Politecnico, dove si è laureato e ha cominciato il suo viaggio: "Italo ha avuto una formazione tutta politecnica – ricorda Roberto Dulio, docente di Storia dell’Architettura –, è stato allievo di Albini, ha lavorato a lungo con Gregotti ma ha saputo andare oltre il rigore e i limiti disciplinari. In ogni suo lavoro si trovava l’interesse e la curiosità che aveva per un mondo altro, che non fosse solo quello dell’urbanista. Grandissimo collezionista di riviste, libri, fanzine, aveva una biblioteca impressionante colma di elementi che non erano convenzionali, tanto più per un architetto e lo si notava anche nei suoi allestimenti".

A Milano ha firmato l’allestimento del Polittico agostiniano di Piero della Francesca, al Poldi Pezzoli. "Sono stata veramente contentissima di averlo coinvolto – conclude la direttrice Alessandra Quarto –. Lo conoscevo da tempo e sono stata sempre affascinata dalla sua libertà di pensiero, dalle sue idee innovative. Colto, sensibile, solo grazie alla sua genialità siamo riusciti ad allestire una mostra così importante. Una delle sue ultime sue sfide, vinte. Ci mancherà".

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