Milano – Un ora e 15 minuti dopo l’incidente mortale, attorno alle 11 di mercoledì, quando gli agenti della polizia locale erano già sulle sue tracce, il camionista Francesco Monteleone telefona a un avvocato. Poi, non ricevendo risposta, invia un messaggio WhatsApp al legale, scrivendo di aver avuto il numero dal suo datore di lavoro, con la richiesta di essere contattato.
Tornando alle 9.40, ora della tragedia, dopo aver travolto e ucciso la 34enne peruviana Rocio Espinoza Romero l’uomo si arresta per quattro secondi, come emerge dai filmati delle telecamere installate sulla strada. Forse è indeciso se fermarsi o meno, ma poi riparte e se ne va iniziando una fuga culminata nell’arresto in una cava ad Arluno, dove stava lavorando. “Non mi sono accorto di aver investito delle persone, altrimenti mi sarei fermato e avrei prestato soccorso”, ha spiegato agli investigatori della polizia locale, che per rintracciarlo hanno anche contattato il datore di lavoro dell’uomo, senza fare cenno ai motivi della ricerca.
Una versione che però “non è credibile” secondo la pm Paola Biondolillo che nella richiesta di convalida dell’arresto e di custodia cautelare in carcere per omicidio stradale aggravato dalla fuga, inoltrata ieri al gip Alberto Carboni (oggi si terrà l’udienza), ha messo in fila circostanze che indicherebbero una piena consapevolezza. Elementi come il tentativo di contattare un avvocato, che non troverebbe altra giustificazione se non nella necessità di chiedere assistenza legale nelle consapevolezza di essere nei guai per aver provocato un incidente mortale, e lo stop di quattro secondi dopo la tragedia.
Gli inquirenti ipotizzano una distrazione dell’uomo, che non avrebbe guardato con attenzione la strada travolgendo i pedoni con un impatto “frontale centrale” sulle strisce in viale Renato Serra, trascinando Rocio per 13 metri e uccidendola. Forse stava usando lo smartphone mentre era alla guida, e anche per questo verrà analizzato il traffico telefonico nei minuti che hanno preceduto l’incidente. Dalle testimonianze raccolte dalla polizia locale è emerso che la donna si è accorta che il camion stava puntando verso di loro e, invano, si è sbracciata e si è messa a urlare cercando di fermarlo. Un automobilista, notando il pericolo, avrebbe suonato ripetutamente il clacson per lanciare l’allarme. Rocio, in un gesto istintivo di protezione verso i suoi figli, è riuscita a spingere via il passeggino, salvando la vita dei gemelli. Poi è stata travolta e uccisa mentre la nonna 59enne, anche lei coinvolta nell’incidente, è ricoverata all’ospedale Niguarda per alcuni traumi, sotto choc per l’accaduto.
Una scena, durata pochi drammatici istanti, cristallizzata dalle immagini delle telecamere di videsorveglianza e anche dalle testimonianze. La dinamica verrà approfondita dalla consulenza che verrà disposta dalla Procura, che non ha ritenuto necessaria l’autopsia sul cadavere della vittima. Secondo gli accertamenti, il camionista non era sotto effetto di alcol o sostanze stupefacenti. Il mezzo aveva solo l’adesivo per segnalare ‘l’angolo cieco’ ma era sprovvisto dei sensori resi obbligatori proprio per prevenire incidenti stradali. Dalla documentazione acquisita è emerso che il proprietario del camion, il datore di lavoro di Monteleone, aveva fissato per il prossimo 31 dicembre un appuntamento in un’officina nel Milanese per installarli e mettersi quindi in regola. Aspetti ed eventuali responsabilità che verranno chiarite dai prossimi accertamenti.
Nel frattempo il trasportatore, assistito dall’avvocato del Foro di Bari Roberto Tournier, potrà rispondere alle domande del gip per fornire la propria versione nell’interrogatorio di garanzia.