
"Sono nauseata. Un’altra donna uccisa da minorenni. Chi soffrirà? Solo la famiglia della vittima. Mi sento ancora piena di rabbia"....
"Sono nauseata. Un’altra donna uccisa da minorenni. Chi soffrirà? Solo la famiglia della vittima. Mi sento ancora piena di rabbia". A parlare è Silvia Bindella, la figlia di Teresa Emma Meneghetti, la donna che lo scorso 14 maggio è stata uccisa nella sua casa in via Verro da un quindicenne, il quale fino a un anno fa viveva con la madre nello stesso stabile. Sapere che i quattro ragazzini fermati dopo la morte di Cecilia De Astis, la 71enne investita e uccisa, hanno tra gli 11 e i 13 anni non cambia il suo pensiero: "Devono rispondere di quello che hanno fatto".
Ma non sono imputabili...
"La legge deve essere modificata, bisogna intervenire perché la delinquenza minorile è arrivata a un punto tale da imporre un cambiamento. Sono troppi i reati commessi da minorenni, persino omicidi. Loro sono nullatenenti e spesso anche le famiglie. E alle vittime chi pensa?".
Lei è stata aiutata?
"Per niente. È stato mio marito a darsi da fare per cercare un aiuto psicologico per me e la nostra famiglia. Dovrò pagare degli avvocati per la causa. Invece chi ha ucciso mia madre è in carcere, mantenuto dai contribuenti, quindi da noi. Decine di migliaia di euro, per anni. Soprattutto, mia madre non c’è più. E la sua perdita è inestimabile".
Cosa ci vorrebbe per le vittime?
"Subito l’intervento di un professionista specializzato in traumi. E poi assistenza legale gratuita indipendentemente dal reddito. Non dovrebbe essere la vittima a darsi da fare ma dovrebbe essere il sistema ad attivarsi in automatico".
Quello che è successo ha cambiato il suo modo di vedere le altre persone?
"Sì. Prima ero come mia madre: altruista al massimo. Ora non più. E vivo con ansia, che si riflette sulle mie figlie nella quotidianità, perché penso sempre al peggio".
M.V.