
La rabbia di Filippo Di Terlizzi: "Quei ragazzini sono un danno per la società". Della 71enne ricorda "che era in gamba, autonoma. Tornava da una commissione".
di Marianna Vazzana
MILANO
"A noi sembra di impazzire. Ragazzini fermati, riaffidati alle famiglie, scappati... Questa è la giustizia? Non è giusto per mia madre. Ci stiamo rivolgendo a un avvocato penalista, ci aspetta un iter legale da affrontare". Filippo Di Terlizzi è il figlio maggiore della signora Cecilia De Astis, morta a 71 anni dopo essere stata travolta da un’auto con a bordo quattro ragazzini tra gli 11 e i 13 anni, tra cui una bimba, tutti nati in Italia, di origine bosniaca, lunedì poco prima di mezzogiorno in via Saponaro. La macchina, una Citroen Ds4, era stata rubata a un turista francese e poi è stata abbandonata in strada, semi-distrutta, dai quattro pirati che sono fuggiti. I tre maschi indossavano tutti la stessa maglietta con sopra un disegno dei Pokémon, particolare che si è rivelato essenziale per individuarli, in un accampamento rom di via Selvanesco. Non sono imputabili e sono stati riaffidati alle famiglie.
Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) sembrava che i nomadi avessero abbandonato il campo. Poi sono tornati. Un viavai che insospettisce?
"Se scappassero, e se possono farlo perché a questi ragazzini è stato concesso di tornare nel campo in cui vivevano, non sarebbe giusto per mia madre. Ma non solo per lei: non è concepibile che una macchina guidata da delinquenti minorenni, con genitori delinquenti (così almeno abbiamo saputo, visto che diversi hanno precedenti), che forse sono già scappati o lo faranno, possano creare un disastro simile. Un dolore per la nostra famiglia ma anche un danno a tutta la società. Perché rappresentano un pericolo per tutti: questo è un danno per tutti".
Sua madre si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. In un primo momento è trapelato fosse uscita dalla mensa di via Saponaro, gestita dai Fratelli di San Francesco. È così?
"No, è falso. Mia madre non aveva nulla a che fare con la mensa di via Saponaro. Aveva la sua pensione (aveva lavorato all’ex Cotonificio Cederna, ndr), era una donna attiva, autonoma, cucinava per sé e per noi figli. Quella mattina probabilmente era andata al mercato a fare la sua spesa, come facciamo tutti, e tornava a piedi dopo la commissione, approfittando per fare una passeggiata".
Che tipo era, sua madre?
"Era una donna molto pragmatica, attiva, praticava anche attività fisica per tenersi in forma e in salute, una donna in gamba. Voleva vivere nel miglior modo possibile e non pesare su nessuno. Se penso a come le è stata tolta la vita mi sembra di impazzire. Lei era la gioia più importante per noi figli, sua sorella e tutti coloro che l’amavano. Ora ci resta solo il suo dolce ricordo".
Aveva scelto di trascorrere agosto a Milano?
"Era stata qualche giorno al mare, poi era rientrata in città. La vita andava avanti come sempre, eravamo molto uniti. Domani (oggi per chi legge, ndr) celebreremo il funerale alle 14.45 nella parrocchia di San Barnaba in Gratosoglio. Ancora non mi sembra possibile".