ANNA GIORGI
Cronaca

Tifoso morto prima di Inter-Napoli: "Ucciso da suv di tifosi napoletani"

Svolta nelle indagini sugli scontri prima della partita, caccia a due conducenti

L'agguato tra tifosi e Daniele Belardinelli

L'agguato tra tifosi e Daniele Belardinelli

Milano, 3 gennaio 2019 - Quasi tre ore di interrogatorio, nessuna dichiarazione cruciale sull’organizzazione dell’assalto, molte lacrime nel ricordare Daniele Belardinelli, Dede «il fratello» morto durante gli scontri con la tifoseria avversaria, dopo essere stato arrotato da un’auto.

Marco Piovella, il capo ultrà della curva nord dell’Inter in carcere per rissa aggravata, lesioni e lancio di materiale pericoloso, assistito dal legale Mirko Perlino, ha ricostruito davanti al gip Guido Salvini il racconto dell’incidente, partendo dalle ore precedenti, cioè dal giorno di Natale trascorso insieme all’amico, presumibilmente, secondo la Digos, per definire l’agguato. Gli investigatori si dicono ottimisti sulla identificazione dell’autore dell’omicidio. Belardinelli potrebbe essere stato investito da una o due auto della carovana di ultrà napoletani che si stavano avvicinando allo stadio e sono state bloccate dall’agguato dei tifosi nerazzurri. Quelle auto sono state tutte riprese dalle telecamere che avrebbero aiutato gli inquirenti a fare più chiarezza sulla berlina che ha investito Belardinelli. «Con Dede abbiamo trascorso il giorno di Natale insieme – ha raccontato Piovella al gip – ho giocato con i suoi figli, forse se non fossi stato a casa sua la sera prima lui non sarebbe venuto alla partita». E sull’aggressione: «Non ho capito subito che si trattava di Dede. Ho visto un ragazzo che cadeva a terra all’inizio degli scontri, era steso perpendicolare alla strada, forse era caduto per un colpo ricevuto, forse per l’urto involontario di una prima auto. A quel punto – prosegue – mentre il corpo era sull’asfalto ho visto una seconda macchina che lo ha schiacciato lentamente, ho visto le ruote della fiancata destra dell’auto sobbalzare come quando si accelera per superare un ostacolo».  Ancora: «Passano circa 7-10 minuti, e vedo ancora il corpo a terra. Mi accorgo che alcuni ragazzi lo stanno trascinando sul marciapiede di via Zoia. Mi avvicino e vedo che era Dede. In quel momento era cosciente, mi ha chiamato e mi ha chiesto: ‘Mi hanno schiacciato le gambe vero?’. Sono state le ultime parole che abbiamo scambiato. Ho aiutato gli altri ragazzi a caricarlo sulla macchina, poi se ne sono andati». Piovella ha deciso di non rispondere alle domande sull’organizzazione dell’agguato degli ultrà interisti a quelli napoletani. Ha ammesso la partecipazione agli scontri, ma escluso di avere un ruolo di vertice nella curva interista, spiegando di essere solo il «responsabile delle coreografie». Sta però lentamente cadendo l’omertà sulle persone che hanno partecipato all’agguato. Sarebbero spuntati altri nomi sui quali concentrare le indagini.

 

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