Scontri prima di Inter-Napoli, breccia nell'omertà: "Volevamo punire i napoletani"

Uno degli indagati chiama in causa il leader della Curva Nord: Daniele è stato travolto per errore, l'autista non l'ha visto

L'agguato tra tifosi e Daniele Belardinelli

L'agguato tra tifosi e Daniele Belardinelli

Milano, 30 dicembre 2018 - «L’investimento di Daniele Belardinelli è stato accidentale. Quell’auto è uscita all’improvviso dalla colonna e lo ha travolto, era buio e c’era una gran confusione». Il 21enne Luca Da Ros, uno dei tre nerazzurri arrestati con l’accusa di rissa aggravata e lesioni in concorso per l’agguato del giorno di Santo Stefano ai tifosi del Napoli prima della partita allo stadio di San Siro, ha descritto le fasi concitate dell’investimento del capo ultrà del Varese Daniele “Dede” Belardinelli, travolto da un’auto pirata e morto in ospedale.

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia nel carcere di San Vittore, rispondendo alle domande del gip Guido Salvini, il ragazzo ha confermato che alcuni tifosi del Napoli, scesi dai minivan per gettarsi nella mischia all’incrocio tra via Zoia e via Novara, avrebbero fermato gli scontri per consentire ai nerazzurri di soccorrere Belardinelli. E ha chiamato in causa, a sorpresa, uno dei leader dei Boys, Marco Piovella, indicandolo come uno degli ultras che hanno guidato il gruppo. Una “cupola” composta anche da esponenti degli Irriducibili e dei Viking, storici gruppi della Curva Nord dell’Inter, oltre agli alleati del Varese e del Nizza. Un centinaio di ultras scatenati contro i partenopei, che non si sono sottratti allo scontro. Erano già armati, pronti alla battaglia. «Aspettavano il momento - spiega il difensore del 21enne, l’avvocato Alberto Tucci - per scambiarsi i colpi. Da Ros sostiene che l’investimento è stato accidentale - prosegue - la macchina è uscita dalla colonna, probabilmente si trattava di qualcuno che passava di lì e si è trovato nel mezzo. Ci sono le riprese fatte dalla telecamere di un’abitazione privata, che la polizia sta esaminando». 

Una ricostruzione, al vaglio degli investigatori della Digos, che coinciderebbe anche con altre testimonianze. Belardinelli è stato investito nelle fasi iniziali degli scontri, scoppiati poco prima delle 19.30, da un’auto di grossa cilindrata («un suv o una station wagon») che ha scartato all’improvviso dalla corsia dove viaggiavano i minivan con a bordo i partenopei e ha invaso la corsia parallela, nello stesso senso di marcia in direzione stadio. Il conducente ha travolto Belardinelli, che stava attraversando la strada per raggiungere il fulcro degli scontri. Poi è fuggito. Una vettura che con ogni probabilità non faceva parte della colonna di tifosi e che era quindi guidata da una persona che, per paura di rimanere bloccata tra gli ultras scatenati, ha inavvertitamente investito il tifoso del Varese nel tentativo di allontanarsi il più in fretta possibile.

Luca Da Ros si è detto «pentito», e spiega di aver avuto un ruolo «marginale» negli scontri, nei quali sono rimasti feriti quattro supporter partenopei. E ha rotto il muro di omertà facendo il nome di Marco Piovella che, secondo Da Ros, era presente sia al “Cartoons pub” in zona Sempione, uno dei punti di ritrovo dei nerazzurri, sia nella zuffa in via Novara. Il 34enne esponente dei Boys poco dopo essere stato chiamato in causa si è presentato in Questura, accompagnato dall’avvocato Mirko Perlino. È stato ascoltato a lungo dagli investigatori- «Ero presente in via Novara - ha detto - ma non ho organizzato io il raid». In serata è stato rilasciato, per ora è indagato a piede libero nell’inchiesta che vede coinvolti una decina di ultras. Si sono chiusi nel silenzio, invece, gli altri due arrestati, Francesco Baj e Simone Tira, vicini all’estrema destra. Hanno partecipato agli scontri a volto scoperto, e sono stati individuati grazie ai filmati. Durante l’interrogatorio si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, limitandosi a rilasciare alcune dichiarazioni spontanee. «Hanno ammesso le loro responsabilità - spiega il loro difensore, l’avvocato Antonio Radaelli - ma erano in una zona diversa rispetto a quella dove è avvenuto il fatto più grave. Non hanno visto, guardavano altrove». I difensori dei tre arrestati hanno chiesto la scarcerazione, con la concessione dei domiciliari. Oggi è prevista la decisione del gip Salvini. 

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