NICOLA PALMA e ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

La serata di karaoke e l’incontro: qualcuno era con Erika mentre moriva? Tutti i punti oscuri di un mistero

Il ristorante a Segrate, il passaggio a Peschiera e poi il corpo nei campi a duecento metri dall’auto. Forse ha raccolto una persona lungo il tragitto di ritorno. La Mini potrebbe essere stata spostata

La serata di karaoke e l’incontro: qualcuno era con Erika mentre moriva? Tutti i punti oscuri di un mistero

Pantigliate (Milano) –  La Mini abbandonata in un fosso, come se avesse avuto un incidente ma senza airbag “scoppiati” a dar conto di un urto violento. Il cadavere di Erika Ferini Strambi a circa 200 metri di distanza. Ed è proprio la distanza tra il luogo in cui è stata avvistata l’auto nel primo pomeriggio di mercoledì e quello in cui giaceva il corpo della cinquantatreenne milanese uno dei punti dell’indagine che fanno ipotizzare agli investigatori che ci sia qualcosa di sospetto nella morte della donna, che lavorava nell’area risorse umane di Luxottica. Qualcosa che fa pensare che qualcuno possa aver fatto del male a Erika. Qualcosa, insomma, che fa temere che sia stata uccisa a Pantigliate.

Per adesso si tratta di ipotesi, che dovranno trovare conferma nell’autopsia: è vero che una prima ispezione del medico legale non avrebbe rilevato evidenti segni di violenza, ma è altrettanto vero che il cadavere era già in avanzato stato di decomposizione. Intanto i carabinieri della Compagnia Monforte, a cui il 7 luglio il padre della donna ha presentato la denuncia di scomparsa, stanno lavorando da giorni per ricostruire le ultime ore di Erika, che viveva nella zona di piazzale Cuoco a Milano e che si muoveva con l’ausilio di un paio di stampelle (la Mini aveva un abitacolo riadattato alle sue minute caratteristiche fisiche).

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Erika Ferini Strambi, 53 anni

Stando a quanto emerso finora, la donna ha trascorso la serata di sabato 5 nel ristorante inGordo di Segrate: quella sera c’era il karaoke, una delle passioni della cinquantatreenne, che frequentava anche altri locali sia a Milano che nell’hinterland per cantare brani noti in compagnia. Le testimonianze raccolte dai militari riferiscono che la donna sarebbe andata via un quarto d’ora prima dell’una: pare che avesse bevuto qualche drink, e di conseguenza un conoscente si sarebbe offerto di accompagnarla a casa; lei avrebbe gentilmente rifiutato, dicendo che ce la faceva a guidare. Da quel momento, di Erika si sono perse le tracce. Ora gli investigatori le stanno cercando a ritroso, soprattutto nelle immagini registrate da occhi elettronici e varchi contatarghe: attorno all’una, una telecamera avrebbe ripreso il passaggio della Mini in via 2 Giugno a Peschiera Borromeo, tappa intermedia di un percorso apparentemente incompatibile con quello che porta in piazzale Cuoco; in quel momento, la donna era da sola all’interno della macchina. E poi? È possibile che Erika abbia incontrato qualcuno lungo il tragitto e che i due abbiano deciso di appartarsi in quella stradina sterrata, accanto a una pensione per cani? Ammesso che sia andata così, e al momento non ci sono elementi concreti a puntellare questa ricostruzione, ecco la domanda successiva: perché i 200 metri di distanza tra il corpo e la Mini? Non è escluso che tutto sia avvenuto vicino al luogo in cui è stato scoperto il cadavere e che poi qualcuno abbia spostato di proposito l’auto, incastrandola per metà in un fosso come a simulare un incidente. Sembra comunque esclusa l’ipotesi della rapina. I rilievi si stanno concentrando anche sulla macchina, per cercare possibili riscontri alla presenza di un’altra persona. Dalla scena mancano la borsa di tela di Erika e il cellulare, ma non è detto che non siano lì da qualche parte, nascosti dalle piante di mais. Il telefono ha agganciato la cella della zona fino alla tarda mattinata di lunedì 7: forse poi si è spento perché scarico. A quell’ora, la cinquantatreenne era quasi certamente morta da un giorno.