
Matteo Salvini e Gianluca Savoini
Si chiude con un'archiviazione l'inchiesta sul caso Metropol, ossia la presunta trattativa, avvenuta all'hotel di Mosca con un incontro del 18 ottobre 2018, tra il presidente dell'associazione LombardiaRussia Gianluca Savoini, l'avvocato Gianluca Meranda, l'ex bancario Francesco Vannucci e tre presunti intermediari russi su una compravendita di petrolio che, stando ad un audio, avrebbe dovuto avere lo scopo di alimentare con 65 milioni di dollari le casse della Lega. Lo ha deciso il gip di Milano Stefania Donadeo che ha accolto la richiesta dei pm, archiviando le posizioni dei tre italiani indagati per corruzione internazionale.
Salvini: "Ora scuse e querele”
"Archiviata l'inchiesta sui presunti fondi russi del caso Metropol. Adesso aspettiamo le scuse di tanti, e prepariamo le querele per molti". Lo scrive sui social Matteo Salvini, leader della Lega che non è mai nemmeno stato indagato nell'inchiesta.
Archiviazione per Savoini, Meranda e Vannucci
Stamani il giudice ha depositato il decreto con cui, in accoglimento della richiesta dell'aggiunto Fabio De Pasquale e dei pm Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena, ha disposto l'archiviazione dell'accusa per Savoini, difeso dal legale Lara Pellegrini, e per Meranda e Vannucci, rappresentati dall'avvocato Ersi Bozheku. È stato accertato, avevano scritto i pm nella richiesta depositata a metà gennaio, che i tre "mediatori italiani legati alla Lega”, tra cui Savoini, anche ex portavoce di Matteo Salvini, si mossero per “concludere transazioni commerciali con fornitori russi di prodotti petroliferi con l'obiettivo di ricavare ingenti somme” da destinare al “finanziamento del partito politico”.
Ed è “verosimile”, scrisse la Procura, che il leader leghista “fosse a conoscenza delle trattative portate avanti” per “assicurare” quegli “importanti flussi finanziari”. Anche se “non sono mai emersi elementi concreti sul fatto che il segretario della Lega abbia personalmente partecipato" o “fornito un contributo”.
Gip: "Impossibile identificare presunti corrotti”
La "impossibilità di identificare con precisione i soggetti russi coinvolti nelle trattative descritte e le cariche pubbliche rivestite dagli stessi a causa della mancata risposta della Russia alla rogatoria”, inoltrata dalla Procura di Milano “già prima dell'inizio della guerra in Ucraina”, e “l'ancora maggiore improbabilità di ottenere una risposta a seguito del conflitto, non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna degli indagati per il reato di corruzione internazionale”. Lo scrive il gip di Milano Stefania Donadeo nel decreto con cui ha archiviato l'inchiesta sui presunti fondi russi del caso Metropol. I fatti “emersi dalle indagini”, spiega il giudice, “non sono sufficienti a ritenere integrata la fattispecie di corruzione” internazionale “né per l'esercizio della funzione né per un atto contrario ai doveri d'ufficio”, non tanto “per il fatto che l'operazione economica non sia andata a buon fine”, quanto “perché i soggetti russi, con cui gli indagati si sono interfacciati, non appaiono rivestire la qualifica di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio”.
Il ruolo di Dugin
Dagli atti erano emersi, comunque, dei "contatti” tra Savoini e gli altri e Salvini e il ruolo nella “operazione” di Alexander Dugin, il politologo ultranazionalista vicino a Putin e padre di Darya, uccisa lo scorso agosto in un attentato a Mosca. Lo stesso Dugin, hanno ricostruito i pm, partecipò “alla trattativa per la vendita” di petrolio in rappresentanza “di alti esponenti dell'establishment russo”.
L’inchiesta
L'inchiesta era nata dopo che un audio dell'incontro al Metropol, registrato da Meranda e consegnato da lui ad alcuni giornalisti, era stato pubblicato da un sito americano. Ci fu, secondo i pm, una "prova generale”, ma poi l'affare sul petrolio da un miliardo e mezzo di dollari, con fondi neri per almeno “63 milioni”, non andò in porto.
La difesa: “Finisce vicenda mediatica”
“Si mette la parola fine dunque ad una vicenda dai tratti squisitamente giornalistici e certamente priva di rilevanza giuridica”. Così l'avvocato Bozheku, legale dell'avvocato Gianluca Meranda e dell'ex bancario Francesco Vannucci, commenta l'archiviazione. La difesa dell'avv. Gianluca Meranda e del sig. Francesco Vannucci - chiarisce ancora il legale – non ha mai coltivato dubbi in merito all'estraneità dei propri assistiti in ordine al reato contestato, così come ha sempre confidato nella giustizia”.