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Ilaria Salis propone di chiudere il Beccaria: “Pestaggi e criticità. Aboliamo le carceri minorili”

L’eurodeputata contro il penitenziario finito sotto inchiesta: “Una volta eravamo un modello nel mondo riguardo la rieducazione dei detenuti minorenni, ora quel sistema è stato smantellato”

Ilaria Salis in visita alla casa circondariale di San Vittore, a Milano

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L’eurodeputata Ilaria Salis continua la sua battaglia sulle condizioni del sistema carcerario italiano. Dopo la visita a San Vittore, a Milano, ha proposto la chiusura del carcere minorile Beccaria, noto da maggio per l’inchiesta sul presunto sistema di torture e pestaggi di cui sarebbero stati vittime diversi giovani detenuti. Da allora, si sono susseguite diverse rivolte, l’ultima delle quali è avvenuta nella notte del primo settembre. Questa ennesima protesta, ha scritto Salis su Instagram, “non è un fulmine a ciel sereno, ma l’ennesima notte burrascosa di una tempesta che non può placarsi”.

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"L’istituto penitenziario per minori milanese, come tanti altri – ha dichiarato l’eurodeputata – è infatti un vero disastro, pieno di criticità che si ripetono da anni e che non possono più essere ignorate. Le problematiche sono molteplici: dalla carenza di mediatori culturali alle strutture fatiscenti, dalla mancanza di adeguati programmi di reinserimento alla violenza usata come strumento di gestione. Non possiamo dimenticare le immagini del brutale pestaggio di un detenuto quindicenne da parte di più agenti di polizia penitenziaria, avvenuto lo scorso marzo”.

“Le condizioni attuali sono inaccettabili e l’istituto non può continuare a operare in queste condizioni. Deve essere chiuso il prima possibile. Così come di dovrebbe procedere verso l’abolizione di tutte le carceri minorili. Come evidenziato dall’associazione Antigone, l’Italia, in passato, grazie alla capacità di rendere residuale la risposta carceraria per minori puntando su un approccio di tipo educativo, è stata un modello positivo di giustizia penale minorile in Europa e nel mondo. Questo modello, anziché essere protetto e ampliato, è stato progressivamente smantellato, e l’attuale Governo sta completando l’opera”.

La rieducazione del condannato, prevista dall’articolo 27 della Costituzione, è piuttosto efficace, laddove applicata. I dati del ministero dell’Interno mostrano, ad esempio, che tra i detenuti che trovano un impiego mentre scontano una pena, la recidiva è prossima allo zero. Tra chi esce senza un lavoro invece supera il 70 per cento.

“Con la chiusura di sempre più comunità per minori e la riduzione delle reti territoriali di assistenza e protezione dovute al sistematico sottofinanziamento pubblico, le opportunità per percorsi alternativi alla detenzione stanno diminuendo drasticamente. Soprattutto per tutti quei ragazzi che già in partenza hanno meno possibilità. Di conseguenza, la detenzione, anziché essere intesa come extrema ratio, diventa la soluzione normale, una scelta peraltro incentivata dagli ultimi decreti governativi che hanno ampliato la possibilità di ricorso alla custodia cautelare in carcere”, conclude l'eurodeputata.