MARIA RITA PARSI
Cronaca

Il Giubileo dei Ragazzi e la forza sconosciuta della confessione

Parsi In occasione del Giubileo dei Giovani, la "terapia spirituale della Confessione" è stata ed è quel punto, quel centro,...

Parsi In occasione del Giubileo dei Giovani, la "terapia spirituale della Confessione" è stata ed è quel punto, quel centro,...

Parsi In occasione del Giubileo dei Giovani, la "terapia spirituale della Confessione" è stata ed è quel punto, quel centro,...

Parsi

In occasione del Giubileo dei Giovani, la "terapia spirituale della Confessione" è stata ed è quel punto, quel centro, quell’insostituibile "resource", necessaria a favorire una "ripartenza" che tanti ragazzi e ragazze aspettano di ricevere dagli adulti. Nel senso di un’attenzione e di una comprensione dei loro dubbi, problemi, sofferenze che non devono essere “peccati”. Bensì dilemmi da rilevare, denunciare , sottolineare, soprattutto come mancanze, violenze, abusi, brutalità, che è necessario analizzare, con quei ragazzi, grazie alla garanzia della totale segretezza confessionale. Poiché quelle rivelazioni altro non rappresentano che la chiara denuncia di come bambini e quegli adolescenti sono stati allevati ed educati nel loro ambiente familiare, scolastico, sociale, culturale. E, pertanto, “spirituale”, in primis!. E, ancora, poiché la “confessione” ,intesa come rivoluzionario processo spirituale di mente , cuore, immaginario e corporeo, dovrebbe e potrebbe consentire alle paure, ai dubbi, alle scoperte, ai traumi di trovare quel conforto e quel confronto che fanno del perdono e della misericordia un contenitore ampio, accogliente, sicuro . E, al contempo, foriero di un possibile cambiamento che, individuando l’errore, dovrebbe consentire di poterlo, in seguito, evitare. O, diversamente, ripeterlo avendo, però, la consapevolezza che quello è un errore, che quella è un’illegalità che, anzitutto, fa male alla crescita, al piacere, alla libertà, alla sociale spiritualità di chi lo commette. E basta, vi prego, definirlo “peccato”! Giudicare non è analizzare! Il vero “peccato”, infatti, , è quello di trasformare questo rito, vissuto collettivamente col recarsi al Circo Massimo per farlo insieme a tanti altri coetanei e, poi, vissuto individualmente nell’incontro con il sacerdote, in una pratica ripetitiva della quale non si comprende, fino in fondo, la valenza. La confessione, peraltro, è una pratica che ha la stessa matrice del lavoro psicoterapeutico. Ovvero prende il via dal bisogno di misurarsi con il proprio agire ricevendo consiglio nel più assoluto riserbo, per affrontare situazioni, problemi, cambiamenti di matrice familiare, educativa, lavorativa, sociale, virtuale. Ed è grazie a questo impegno che prevede l’ascoltare e l’essere ascoltati, il comprendere, l’analizzare, il condividere e che dovrebbe e potrebbe, così come la confessione, essere quotidianamente proposto, diffuso, agito, che le persone potrebbero intraprendere nuove strade di Benessere , Perdono, Pace. Oggi non possiamo più fingere di non saperlo! E, allora, dovremmo “confessare” che lo sappiamo!