
La cerimonia in ricordo delle cinque vittime dell’autobomba esplosa nel 1993 "Fu un duro colpo allo Stato e alla città, ma reagimmo con coraggio".
Erano le 23.14 di martedì 27 luglio 1993. Un boato squarciò il silenzio della città. Un’esplosione talmente potente da abbattere il muro del Padiglione di arte contemporanea. E uccidere cinque persone: l’agente di polizia locale Alessandro Ferrari, i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno e Moussafir Driss, cittadino marocchino che dormiva su una panchina vicino.
Come ogni anno Milano ha ricordato la strage di via Palestro. L’attentato che portò la città ad aggiungersi alla lista di quelle colpite dalla stagione delle autobombe di Cosa Nostra iniziata nel 1992 con le stragi di Capaci e via D’Amelio e proseguita con quella di via dei Georgofili a Firenze, e il 28 luglio - il giorno dopo via Palestro - con gli attentati alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio in Velabro a Roma. Una stagione di sangue e terrore per la quale vennero condannati i nomi più importanti di Cosa Nostra, tra i quali Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, i fratelli Graviano e Formoso, Matteo Messina Denaro, e Gaspare Spatuzza.
Il ricordo di Milano è iniziato nella mattinata davanti al Padiglione di Arte Contemporanea, dov’è stata posta una targa in ricordo delle vittime con la deposizione delle corone di alloro e gli interventi delle istituzioni. È poi proseguito con la messa in suffragio alla caserma dei Vigili del fuoco di via Benedetto Marcello e la serata al Pac con letture e testimonianze fino alle 23,14, orario dello scoppio della bomba. "A 32 anni dalla strage, rendiamo omaggio alle vittime e rinnoviamo il comune impegno contro la criminalità organizzata - ha scritto sui social il presidente del Senato, Ignazio La Russa - Le bombe di quella sera fecero parte di una strategia eversiva ben più ampia. La mafia voleva intimidire lo Stato, e lo fece colpendo i luoghi della nostra storia, della nostra cultura, dell’identità religiosa, della magistratura. Ma quello stesso Stato non ebbe paura e non si piegò davanti al pericolo".
Anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha affidato ai social la sua riflessione sulla strage: "Il ricordo delle vittime - ha scritto - deve sempre rimanere vivo in tutti noi, così come l’impegno al contrasto alla mafia e a ogni forma di criminalità".
Assente il sindaco Beppe Sala, alla cerimonia in via Palestro ha partecipato per il Comune l’assessore all’Edilizia pubblica del Comune Fabio Bottero: "Pronunciare ad alta voce i nomi delle cinque vittime innocenti è doveroso e necessario - ha sottolineato l’assessore - La strage di via Palestro fu un duro colpo, l’ennesimo, che la mafia inflisse al Paese e allo Stato e un pesante colpo anche alla nostra città e alla sua identità culturale ma Milano non si lasciò intimidire. La città reagì con coraggio, orgoglio e determinazione". "Nel deporre le corone davanti a questa lapide nel suono delle sirene dei mezzi dei Vigili del Fuoco e della Polizia Locale allo scoccare delle 23.14 - ha detto - così come nell’aprire le porte del museo gratuitamente per tutta la giornata, oggi, Milano torna a ribadire ad alta voce, con immutato coraggio, orgoglio e determinazione il proprio impegno contro la criminalità organizzata, contro le mafie e contro il terrorismo di qualsiasi matrice".