Milano, 9 giugno 2023 – I primi esiti dell'autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, la 29enne agente immobiliare incinta al settimo mese assassinata dal compagno Alessandro Impagnatiello, confermano alcune ipotesi formulate nei giorni scorsi e ne mettono in discussione altre.
L'aggravante della crudeltà
Nel provvedimento di convalida del fermo del barman 30enne, il gip Angela Minerva non aveva riconosciuto l'aggravante della crudeltà, alla luce di quanto emerso dalla prima ispezione del medico legale, che aveva individuato i segni di due coltellate al collo e una al torace: “L’azione omicidiaria non risulta, allo stato, caratterizzata da particolare pervicacia, tenuto conto del tipo di arma utilizzata e del numero e dell'entità dei colpi inferti”, aveva scritto il giudice. Ora, però, l'autopsia ha portato a rinvenire sul corpo di Giulia i segni di almeno 37 coltellate, tra cui due letali al collo, una che ha perforato il polmone, una all'altezza di un sopracciglio e due alla schiena. In attesa di capire quanti colpi siano stati sferrati da Impagnatiello dopo quelli letali che hanno reciso la carotide e colpito l'arteria succlavia, si profila una dinamica che fa chiaramente ipotizzare che il killer abbia infierito sulla sua vittima, anche dopo che quest'ultima era deceduta.
I tentativi di bruciare il corpo
Impagnatiello ha cercato in due occasioni di bruciare il cadavere di Giulia, prima nella vasca da bagno dell'abitazione al primo piano di via Novella 14/A e poi nel box. Quelle ustioni, stando alle prime indiscrezioni, potrebbero pregiudicare la possibilità di stabilire con esattezza l'orario esatto della morte, visto che le bruciature hanno alterato i tessuti. Stando a quanto ricostruito dalle indagini, grazie ad alcune testimonianze e all'analisi del cellulare di Impagnatiello, l'omicidio è avvenuto in un range temporale compreso tra le 19.05 e le 20.30. Il primo orario è quello in cui Giulia è stata riaccompagnata a casa dalla madre di Impagnatiello e dal compagno di lei, che erano andati a prenderla alla fermata Comasina della metropolitana gialla dopo l'incontro chiarificatore con la 23enne che aveva una relazione con il suo compagno. Il secondo orario è quello in cui la stessa ragazza, preoccupata per le sorti di Giulia, ha iniziato a ricevere messaggi "strani" dal numero di cellulare della donna: l'ipotesi degli investigatori della Omicidi di via Moscova è che a quell'ora la 29enne fosse già morta e che a inviare gli sms sia stato proprio Impagnatiello, per tranquillizzare la sua amante e fingere che la compagna fosse ancora viva.
Le domande ancora aperte
L'esame sul corpo di Giulia dovrà accertare altri aspetti ancora poco chiari. Innanzitutto, bisogna capire quando è avvenuto il decesso del feto che la donna portava in grembo, anche se dall'autopsia è già emerso che Impagnatiello non ha sferrato fendenti al ventre. Inoltre, è necessario individuare il giorno esatto in cui il trentenne ha abbandonato il cadavere della compagna nell'intercapedine di via Monte Rosa, a meno di 700 metri da casa, anche per mappare con esattezza i suoi movimenti e quelli delle persone a lui vicine: nelle ultime ore, è tornata a farsi strada l'ipotesi che Impagnatiello, come da lui dichiarato, si sia effettivamente disfatto del cadavere nella notte tra martedì e mercoledì, 24 ore prima del ritrovamento da parte dei carabinieri.
Resta invece improbabile che abbia tenuto il corpo in macchina per diverse ore, come ha ricostruito nell'interrogatorio davanti al pm Alessia Menegazzo. E infine bisogna capire se Impagnatiello abbia mai somministrato veleno per topi a Giulia: due bustine di topicida sono state ritrovate nello zaino di pelle marrone del barman; senza dimenticare che meno di una settimana prima dell'omicidio l'uomo aveva fatto una ricerca sul web con la stringa "veleno topi umano".