Omicidio Giulia Tramontano. Il delirio del fidanzato Alessandro Impagnatiello: ho ucciso perché ero stressato

L’interrogatorio del barman: l’unico modo per dimostrare il mio pentimento sarebbe il suicidio. Il gip esclude che il delitto fosse premeditato: "È passato poco tempo tra il proposito e l’atto".

Senago (Milano), 3 giugno 2023 –  Ha ammazzato la compagna per "lo stress". Troppo faticoso gestire la relazione sentimentale che aveva avviato anche con un’altra ragazza. Tanto più che entrambe le giovani (e non solo loro) ormai avevano scoperto il suo doppio gioco. E dal carcere, per il tramite del suo avvocato Sebastiano Sartori: "L’unica forma di pentimento che ha un senso è togliermi la vita". Alessandro Impagnatiello, 30 anni, in cella per aver ucciso Giulia Tramontano di 29, la sua fidanzata incinta al settimo mese, ha spiegato al giudice di "aver agito senza un reale motivo", se non la fatica di una relazione che era diventata complicata, fidanzata e amante insieme, quindi "stressante" anche perché "altri ne erano venuti a conoscenza".

Il filo che teneva in piedi il castello di bugie si era spezzato insomma, il giocattolo non lo divertiva più, era diventato una palla al piede. Del figlio Thiago, che sarebbe nato fra due mesi, non fa mai menzione, mai una parola, mai un pensiero rivolto a lui. Proprio quel figlio in arrivo, in realtà, potrebbe essere il vero movente dell’omicidio, immagina il gip Angela Minerva, che ieri mattina ha sentito Impagniatiello nell’interrogatorio di garanzia. "Secondo il racconto dell’indagato – scrive nel provvedimento con cui lo ha tenuto in carcere –, Giulia gli fa capire che la loro relazione è finita. La ragazza, quindi, pare potersi dedurre, non costituisce più un ostacolo se non nella misura in cui porta in grembo suo figlio".

Ieri il giovane direttore di sala dell’Armani Bamboo nella centralissima via Manzoni, fermato con l’accusa di omicidio pluriaggravato dopo che era crollato facendo ritrovare il corpo della povera Giulia, davanti al gip ha ribadito la sua confessione aggiustando un po’ la dinamica dell’aggressione finale, che agli investigatori era già apparsa improbabile.

Impagnatiello rispondendo alle domande della pm Alessia Menegazzo, aveva provato a sostenere, in sintesi, che la sua compagna, scoperto il tradimento, aveva cominciato a ferirsi con un coltello al braccio e al collo. Proprio lì dove poi lui avrebbe finito il lavoro "per non farla soffrire". Ieri però davanti al gip ha cambiato in parte versione, spiegando che la ragazza, prima che lui la uccidesse, si era "involontariamente" ferita un braccio con il coltello da cucina che stava usando per tagliare dei pomodori. Quella sarebbe stata la "scintilla", cioè la vista del coltello che lo avrebbe portato a colpirla più volte all’altezza del collo. In precedenza, confessando il delitto, l’assassino aveva raccontato che Giulia sabato sera, mentre era intenta a prepararsi la cena, gli avrebbe detto che per lei la vita era diventata "pesante" e quindi "aveva iniziato a procurarsi dei tagli sulle braccia". "Lei si era inferta già qualche colpo all’altezza del collo – il suo racconto – e io, arrivato vicino a lei, per non farla soffrire le ho inferto anche io tre o quattro colpi".

Scontata la convalida, la gip ha però escluso, tra le aggravanti contestate in relazione all’omicidio, sia quella della premeditazione che quella della crudeltà. Per il pm Menegazzo, prova che non si sia trattato di un delitto d’impeto, sarebbero le ripetute ricerche fatte online da Impagnatiello su come rimediare alle macchie di bruciato sulla vasca di ceramica . Ma per il gip Minerva la premeditazione presuppone un certo "anticipo" dell’idea rispetto al momento del delitto, mentre le ricerche del barman sul web risalgono ad appena un paio d’ore prima dei fatti. E l’aggravante della crudeltà sarebbe esclusa perché "l’azione omicidiaria non risulta, allo stato, caratterizzata da particolare pervicacia, tenuto conto del tipo di arma utilizzata e del numero e dell’entità dei colpi inferti".

Resta da accertare l’esistenza di un eventuale "aiutante", non giuridicamente "complice" qualcuno – sospettano gli investigatori – che avrebbe aiutato il killer a spostare Giulia già morta, a trascinarla sulle scale, la ragazza in gravidanza pesava circa settanta chili.

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