ANDREA GIANNI
Cronaca

Fondazione Milano-Cortina nella bufera: gli appalti pilotati e il braccio di ferro pm-Governo

Nel mirino i servizi informatici di Deloitte Consulting. I magistrati accusano palazzo Chigi di “ingerenza” e chiedono l’intervento della Consulta sulla costituzionalità del decreto sull’ente

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Milano, 17 aprile 2025 – “Il vincitore era l’ultimo la notte (...) e poi è diventato il primo”. La presunta turbativa dell’iter per l’assegnazione dei servizi informatici e digitali emerge, tra le varie intercettazioni agli atti dell’inchiesta, da una conversazione fra l’ex dirigente Massimiliano Zuco e un dipendente della Fondazione Milano Cortina 2026.

La società Deloitte Consulting srl, secondo i pm, “nel giro di una notte da ultima è divenuta prima”, con un sospetto “accordo collusivo” tra la società e la Fondazione per “risultare vincitori rispetto agli altri competitor della procedura selettiva”.

Vincenzo Novari, ex amministratore delegato della Fondazione Milano - Cortina 2026, ora indagato per corruzione e turbativa d'asta
VINCENZO NOVARI CEO MILANO CORTINA 2024

E la “condotta illecita ha cagionato un danno patrimoniale alla Fondazione e un ingiusto vantaggio a Deloitte da valutarsi allo stato in 2.240.000 euro”. Indagini della Procura di Milano sulle presunte irregolarità nella gestione delle Olimpiadi e su ipotesi di appalti in cambio di mazzette che sono state di fatto bloccate dallla legge che ha ribadito la qualificazione di ente di diritto privato della Fondazione Milano-Cortina.

Accuisa al Governo

Da parte del Governo Meloni c’è stata una “indebita ingerenza” con “ripercussioni dirette sull’attività investigativa”, rilevano la procuratrice aggiunta di Milano Tiziana Siciliano e i pm Cajani e Gobbis nell’atto con cui chiedono alla gip Patrizia Nobile di sollevare davanti alla Consulta questione di legittimità costituzionale di quella “norma interpretativa” che, definendo come società privata un organismo di diritto pubblico, ha stoppato l’inchiesta.

Ha impedito “non solo un’attività di intercettazione telefonica, ritenuta necessaria” anche dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf per acquisire altri riscontri su un secondo presunto appalto pilotato, ma pure “la possibilità di richiedere un sequestro preventivo” del “profitto di reato di entrambi i reati di turbativa d’asta, con correlativo danno” per la Fondazione.

Per un totale finora quantificato in oltre 4 milioni di euro. Per questo, se la gip non riterrà di far sciogliere alla Corte costituzionale quel nodo giuridico di cui si parla da tempo, potrà pure procedere, così chiedono i pm, con l’archiviazione per i 7 indagati “perché il fatto non è previsto come reato”.

Quel decreto, infatti, “preclude il riconoscimento della qualifica pubblicistica” degli “indagati che operavano in Fondazione” e così non si possono contestare reati contro la pubblica amministrazione. E mancano “i presupposti oggettivi” per andare avanti per corruzione tra privati. Nel frattempo, dagli atti, tra testimonianze, interrogatori, chat, email, intercettazioni effettuate fino a poco più di un anno fa, risultano, come scrivono i pm, affidamenti diretti per il cosiddetto “ecosistema digitale” pilotati tra 2020 e 2021.

Gli indagati

Capitolo in cui sono indagati Luca Tomassini, imprenditore di Vetrya-Quibyt che vinse l’appalto, l’ex ad della Fondazione Vincenzo Novari, e Massimiliano Zuco. Poi, un secondo fronte in cui sono stati iscritti Marco Moretti e Daniele Corvasce, due dirigenti della Fondazione, e Claudio Colmegna e Luigi Onorato, due manager di Deloitte, per la presunta gara truccata sull’assegnazione, nel 2023 e dopo la fine del contratto con Vetrya, sempre dei servizi digitali ad una delle società del colosso delle consulenze. In una telefonata Colmegna diceva ad Onorato che “la Fondazione ha fatto vincere la gara a Deloitte”.

Poi, i servizi offerti sarebbero stati di “scarsa qualità”. Uno stralcio di inchiesta, in attesa di capire cosa farà la gip e se si potrà andare avanti, è stato aperto dai pm per presunte fatture gonfiate. Già Tomassini, ascoltato a verbale a febbraio, aveva parlato della “sproporzione” tra i 4 milioni incassati da Deloitte - che in una comunicazione interna inviata ai soci del Network si dice convinta della “totale correttezza” del suo operato - e il “valore” dei servizi informatici.