Milano-Cortina, le nuove accuse: "Quei 22mila euro per mappe digitali. Accordo trilaterale fra gli indagati"

Per il Riesame si tratta di corruzione fra privati: smaccato favoritismo, è doveroso indagare ancora . Spuntano fatture su altre somme versate all’ex manager Zuco. "Pagato per operazioni di dubbia utilità".

Milano-Cortina, le nuove accuse: "Quei 22mila euro per mappe digitali. Accordo trilaterale fra gli indagati"

Milano-Cortina, le nuove accuse: "Quei 22mila euro per mappe digitali. Accordo trilaterale fra gli indagati"

di Andrea Gianni

MILANO

I giudici evidenziano "l’accordo trilaterale" fra gli indagati: l’ex ad della Fondazione Milano-Cortina Vincenzo Novari, l’ex responsabile digital Massimiliano Zuco e l’imprenditore Luca Tomassini, a capo della società Vetrya. Un "rapporto causa-effetto" tra l’inserimento di Zuco nella Fondazione spinto da Tomassini, "l’apprezzamento privilegiato" assicurato a Vetrya nell’affidamento dei servizi digitali e le "utilità economiche" per Zuco. Non solo l’utilizzo della Smart, benefit e stipendio da dirigente (857mila euro tra il 2020 e il 2022), ma anche il "pagamento di fatture per 22mila euro per un’operazione di quantomeno dubbia utilità per l’acquirente", cioè l‘acquisto da una società di Zuco di "non meglio specificate mappe digitali". Utilità direttamente riconnesse "alla violazione dei doveri incombenti su Novari e Zuco (...) e che avrebbero dovuto guidarne l’azione non in termini di smaccato favoritismo". Sono passaggi dell’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Milano ha confermato i sequestri probatori di dispositivi a carico di Zuco nell’inchiesta sulla gestione dell’evento olimpico con al centro presunte mazzette in relazione ad un appalto sui servizi digitali, che sarebbe stato pilotato. L’ipotesi di reato è stata riqualificata in corruzione fra privati, ma i giudici in questa fase non hanno affrontato il tema della natura pubblica (sostenuta dai pm Alessandro Gobbis e Francesco Cajani, con l’aggiunta Tiziana Siciliano) o privata, indicata pure in un recente decreto del governo e sostenuta dalla difesa, dell’ente Fondazione.

Secondo i giudici, il quadro emerso dalle testimonianze e dalle intercettazioni, il "clientelismo che sovraintendeva alle assunzioni in Fondazione" Milano Cortina, la "carenza di effettivo svolgimento della prestazione lavorativa" anche a fronte di un "deficit di bilancio" che si è "amplificato", rende "non solo utile ma anche doveroso" indagare ancora sulla gestione dell’evento olimpico. E la vicenda "trova solida rispondenza negli esiti dell’attività investigativa", tra cui le chat acquisite, segnando quindi un punto a favore della Procura.