ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

“Basta violenza contro le donne”. Una fiaccolata tra lacrime e abbracci a Settala per ricordare Amina uccisa dal marito

Oltre 300 persone in corteo strette attorno alla famiglia di Sailouhi, 43 anni. A dare l’allarme era stata la figlia di 10 anni che aveva assistito all'uccisione della mamma. Il Comune pensa ora a organizzare una raccolta fondi per la bambina

Molte persone hanno portato dei fiori per posarli davanti all'abitazione in cui è stata uccisa la donna

Molte persone hanno portato dei fiori per posarli davanti all'abitazione in cui è stata uccisa la donna

Settala (Milano), 7 maggio 2025 – ​​​​​​Un corteo silenzioso di luci, per combattere l’oscurità della violenza. Trecento persone, ieri sera, hanno voluto partecipare alla fiaccolata organizzata dalle associazioni locali in memoria di Amina Sailouhi, la 43enne di origine marocchina uccisa con 15 coltellate dal marito, il connazionale 50enne Khalid Achak, sotto gli occhi della loro figlioletta di 10 anni. Cittadini, associazioni, parrocchie, rappresentanti del Comune e della politica: l’intera comunità di Settala, il paese dove sabato sera si è consumata la tragedia in un appartamento di via Cerca, ha voluto far sentire la propria vicinanza alla famiglia della vittima e alla giovane orfana di femminicidio che, affidata ad alcuni parenti della madre, dovrà ora iniziare un faticoso percorso di recupero emotivo.  

In centinaia hanno partecipato al corteo in memoria di Amina
In centinaia hanno partecipato al corteo in memoria di Amina

“No alla violenza” 

E così, in una comunità ancora sotto choc per l’accaduto, si è deciso di reagire all’orrore con un’iniziativa che è stata l’occasione per ribadire un fermo “no” alla sopraffazione e alla violenza, nel rispetto delle diversità di genere. Il corteo, partito alle 20.15 dal parco della Pace di Caleppio, è arrivato alle 21 al parcheggio di via Bettolino, che ha fatto da cornice ai discorsi di organizzatori e autorità.  

Anche l'Amministrazione comunale e il mondo della politica si è mobilitato contro la violenza di genere
Anche l'Amministrazione comunale e il mondo della politica si è mobilitato contro la violenza di genere

Fiori davanti alla casa 

Discorsi che hanno voluto ricordare Amina come una donna coraggiosa e ribadire la grande forza d’animo di sua figlia (è stata lei, dopo il delitto, a chiamare il 112 per chiedere aiuto). Al termine della fiaccolata, decine di persone hanno attraversato in autonomia la Cerca per andare a posare un fiore, o un ricordo, davanti al palazzo dove la 43enne abitava. Il corteo è stato preceduto, alle 18.30, da un incontro nella sala consiliare del Municipio di Settala, dove, sotto la regia del Comune, sono state avanzate alcune proposte per mettere in campo iniziative a sostegno della figlia della vittima. Di certo, ci sarà una raccolta di fondi.  

Un pellegrinaggio continuo davanti alla palazzina di Caleppio per lasciare un fiore in memoria di Amina
Un pellegrinaggio continuo davanti alla palazzina di Caleppio per lasciare un fiore in memoria di Amina

Venerdì l’autopsia 

“Il desiderio di aiutare la bambina e i suoi parenti è partito dal basso. Ora si cercherà di fare sintesi tra le varie iniziative che privati e associazioni hanno manifestato la volontà di realizzare – spiega Maurizio Poggioli, assessore alle politiche sociali di Settala –. L’obiettivo è promuovere azioni concrete per esprimere vicinanza alla piccola. Nessuno di noi è rimasto indifferente di fronte a questo dramma, mai come adesso la nostra comunità deve restare unita”. Nella giornata di venerdì verrà eseguita l’autopsia sul corpo della 43enne. 

La convalida dell’arresto 

Intanto il marito aggressore, per il quale il giudici per le indagini preliminari di Milano Emanuele Mancini ha convalidato l’arresto, resta dietro le sbarre del carcere di San Vittore. Secondo il gip l’uomo ha dimostrato “fermezza nella volontà” di commettere l’omicidio e “indifferenza verso la tragedia generata”, anche perché non ha chiamato lui i soccorsi, ma è stata la figlia di 10 anni a farlo. Il 50enne, assistito dall’avvocato Giorgio Ballabio, durante l’interrogatorio di convalida ha sostanzialmente confermato il delitto compiuto in “uno stato di ira – a suo dire – provocato dalle minacce, rivoltegli dalla moglie, di denunciarlo ingiustamente”.  

Il codice rosso attivato 

La vittima aveva già denunciato per maltrattamenti il marito Khalid Achak nel 2022, il che aveva fatto attivare le procedure previste dal "codice rosso”. Tuttavia queste non avevano determinato alcun provvedimento restrittivo nei confronti dell’uomo. Com’è stato possibile? La Procura di Milano non aveva ritenuto sussistenti le esigenze per chiedere una misura cautelare. 

Non erano infatti arrivate altre segnalazioni e la donna, presa in carico da un centro antiviolenza nel 2022 dopo un passaggio alla clinica pediatrica De Marchi, aveva rifiutato di trasferirsi in una casa protetta. Gli inquirenti stavano per chiudere la indagini preliminari, in vista della richiesta di rinvio a giudizio dell’uomo. Amina non aveva mai ritirato la sua denuncia ai carabinieri di Peschiera Borromeo, risalente al 26 novembre 2022.