MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Violenza tra le mura di casa. La denuncia a novembre 2022: "Ti ammazzo, ti faccio a pezzi"

Amina Sailouhi chiese aiuto terrorizzata dopo insulti e aggressioni: "Mi accusava di averlo tradito". Incubo iniziato al rientro dal Marocco. La prima chiamata al 112 il 6 settembre, poi la fuga in albergo.

Amina Sailouhi all’interno de Le Franche, il locale in cui lavorava

Amina Sailouhi all’interno de Le Franche, il locale in cui lavorava

di Nicola Palma e Marianna Vazzana

L’incubo di Amina Sailouhi è cominciato a fine estate del 2022. Un’escalation di minacce e aggressioni che ha portato la donna a denunciare il marito per maltrattamenti il 26 novembre di quell’anno. Ora la voce della 43enne marocchina uccisa sotto gli occhi della figlia di 10 anni sabato sera da quell’uomo, sembra persa nel vento. Vana, la sua richiesta di aiuto. Il marito 50enne, Khalid Achak, connazionale, si è detto dispiaciuto perché "la vita non si toglie". Al gip Emanuele Mancini, ricostruendo i momenti che hanno preceduto il femminicidio, ha raccontato: "Abbiamo litigato e ho perso la testa, ho avuto una esplosione di rabbia e l’ho colpita. Ricordo solo la prima coltellata, poi più nulla....". Sono almeno 15 i fendenti con cui l’uomo ha massacrato la moglie nella loro casa a Settala, alle porte di Milano.

La loro bambina avrebbe anche cercato di fermare la violenza, urlando "Papà, no!". E poi ha lanciato l’allarme con il suo telefonino, regalatole dalla mamma. Ora è affidata a uno zio materno. Perché il padre, indagato per maltrattamenti in famiglia, è rimasto a piede libero? È la domanda che tanti, oggi, si pongono. La risposta è che la Procura, pur essendo state attivate le procedure del codice rosso, non aveva ritenuto sussistenti le esigenze per chiedere una misura cautelare. Non erano arrivate altre segnalazioni e la donna, presa in carico da un centro antiviolenza nel 2022 dopo un passaggio alla clinica pediatrica De Marchi, aveva rifiutato di trasferirsi in una casa protetta. Gli inquirenti stavano per chiudere la indagini preliminari, in vista della richiesta di rinvio a giudizio dell’uomo. Amina non aveva mai ritirato la sua denuncia ai carabinieri di Peschiera Borromeo, risalente al 26 novembre 2022. Quel giorno spiegò che suo marito, rientrando a casa, aveva appoggiato la carne sul tavolo per poi iniziare a insultarla: "Sei una tro..., mi hai tradito negli ultimi 10 anni". Poi due pugni: uno allo zigomo sinistro e l’altro alla base del naso. Le foto delle ferite, scattate dai militari, sono poi state messe agli atti. "Per allontanarmi scappavo da mia figlia", che allora aveva 7 anni, nella sua cameretta. Mentre mio marito urlava “ti ammazzo, ti faccio a pezzi”, mi sembrava sobrio, e per quello credevo che le affermazioni fossero preoccupanti". Poi la donna era riuscita a chiudersi nella propria camera da letto e l’uomo cercò di sfondare la porta. Infine la telefonata al 112 e l’intervento dei carabinieri. Nella sua denuncia la donna ha parlato anche di altre aggressioni e minacce precedenti, cominciate a settembre del 2022, al rientro da un viaggio in Marocco. L’accusava di averlo tradito. Già il 6 settembre di quell’anno aveva chiamato il 112 (non formalizzò nulla ma venne informata la Procura). Qualche giorno dopo, il 15 settembre, la donna si rifugiò per due giorni in un albergo con la figlia. Altri episodi riferiti sono quelli dell’11 novembre – in cui fu aggredita verbalmente – e del 17 dello stesso mese, quando, rientrato ubriaco, il marito la accusò ancora di averlo tradito, minacciandola di morte mentre la strattonava tirandole i capelli. Amina si rifugiò in camera da letto, ma non chiamò aiuto. Lo fece il 26 novembre. E denunciò tra le lacrime, facendo scattare il codice rosso. Quella fu la sua unica denuncia. Fino al tragico epilogo. Che forse poteva essere evitato.