MASSIMILIANO SAGGESE
Cronaca

Nel nome di Amina una casa rifugio per le vittime di violenza: “Dobbiamo fare di più”

Settala, il sindaco: struttura allestita in un edificio confiscato alle mafie. “Dobbiamo informare, parlare e conoscere sempre di più e creare spazi dove chi ha un problema possa trovare un aiuto concreto. Quando una donna è in pericolo e denuncia non deve restare sola. Deve avere un posto dove andare”

Amina Sailouhi uccisa domenica dal marito Khalid Achak davanti agli occhi della figlia di 10 anni

Amina Sailouhi uccisa domenica dal marito Khalid Achak davanti agli occhi della figlia di 10 anni

Settala (Milano) – Una casa per le donne maltrattate che porti il nome di Amina. L’idea è del sindaco di Settala, Massimo Giordano, che dopo quanto accaduto a Amina Sailouhi uccisa dal marito Khalid Achak, davanti agli occhi della figlia di 10 anni domenica scorsa sta coordinando in prima persona, assieme ai Servizi sociali, la mobilitazione per aiutare la figlia della donna. “Stiamo facendo tanto, tutta la comunità e tutte le associazioni si sono mobilitate – racconta il sindaco – durante l’incontro organizzato dai servizi sociali l’altro giorno nella sala consiliare ha partecipato così tanta gente che non c’era un posto libero. Sono state proposte numerose iniziative che saranno coordinate dall’amministrazione comunale e condivise con tutte le realtà cittadine. Perché dobbiamo pensare oltre. La fiaccolata, i fiori, la commozione e i soldi che stiamo raccogliendo grazie sempre all’iniziativa social sul sito “Gofundme“ sono frutto del tessuto sociale della nostra comunità, predisposta ad aiutare il prossimo. Ma bisogna andare oltre. Dobbiamo cercare di fare di più. Fare prevenzione e informazione non è mai abbastanza e lo dimostra quello che è successo ad Amina”.

Giordano prosegue: “Dobbiamo informare, parlare e conoscere sempre di più e creare spazi dove chi ha un problema possa trovare un aiuto concreto. Quando una donna è in pericolo e denuncia non deve restare sola. Deve avere un posto dove andare. Un tetto sicuro, un luogo dove sentirsi protetta, dove poter vivere una vita senza dover temere ogni giorno di confrontarsi o di affrontare chi le ha reso la vita impossibile. Noi abbiamo un bene confiscato alla malavita dove attualmente c’è in corso un progetto per minori che scade il prossimo anno. Dall’incontro con la cittadinanza attiva è nata anche questa ipotesi: è nostra intenzione trasformare quel bene confiscato in una casa protetta per accogliere le donne, le mamme e i loro figli maltrattati minacciati”.

Un progetto che va oltre i confini di Settala perché le donne vittime di violenza devono trovare un luogo protetto spesso in comuni diversi da quello dove vivono. Nel frattempo la raccolta fondi organizzata dai servizi sociali su GoFundMe per la figlia di dieci anni di Amina Sailouhi, ha superato quota tremila euro: per la precisione a ieri sono stati raccolti 3.681 euro.“Le donazioni ricevute – si legge sulla piattaforma – coordinate dall’Ufficio Servizi Sociali del Comune, serviranno per fronteggiare le necessità presenti e future della bambina”.

“Non sappiano ovviamente quali provvedimento urgenti prenderà il tribunale per tutelare la bambina – aggiunge il sindaco – Noi facciamo la nostra parte per lei e anche per impedire altre vittime”.

 mail: massimiliano-saggese@ilgiorno.it